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Pixar, il successo della mostra

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125.000 visitatori complessivi in tre mesi è il bilancio finale della mostra dedicata alla Pixar che ha appena chiuso i battenti nella sua tappa italiana, al PAC (Padiglione Arte Contemporanea) di Milano. Un evento che ha guadagnato questo successo  - oltre le aspettative, come segnalano gli organizzatori – attirando un pubblico variegato per fasce d’età da ogni parte d’Italia. La celebrazione dei 25 anni dalla fondazione della casa di produzione Pixar è stata l’occasione per rivelare cosa c’è dietro la realizzazione di un film d’animazione digitale, un universo che non è meno spettacolare di quello che siamo abituati a vedere sul grande schermo, stando a quanto ha offerto la mostra negli ultimi mesi. Gallerie di disegni a matita, carboncino, acrilico, acquerelli, calchi, dipinti digitali hanno rappresentato la parte più cospicua della mostra, nel racconto del lavoro meticoloso che sta dietro la realizzazione di film popolari come “Toy Story”, “Monsters”, “Cars”. La produzione delle opere Pixar può durare anche qualche anno, le fasi di realizzazione del copione, storybord, color script e rendering sono state sintetizzate nelle sezioni di “Storia”, “Personaggio” e “Mondo”, lasciando spazio al contributo digitale attraverso diversi media – l’artscape con simulazione di movimento tridimensionale della preparazione del film e lo Zootropio di Toy Story, tra gli altri – pur con qualche pecca organizzativa lamentata dagli appassionati.

Non sono, però, solo la bellezza dell’arte grafica e il fascino della produzione ad essere stati messi in mostra. L’immaginario che si cela dietro un prodotto digitale ha origine dall’idea che gli artisti della Pixar hanno dell’animazione. La tecnologia come strumento per modellare una visione di insieme, scienza e grafica manuale sono il binomio che ha guidato negli anni la casa di produzione. Uno sguardo, questo, che ha a che fare con uno sforzo d’innovazione che continua ad essere eccezionale. La Pixar ha infatti guadagnato molta parte della sua notorietà per aver innovato produzione e tecnologia, fin dagli esordi: nel 1979 come laboratorio di sviluppo hardware e software, poi la computer art, tecniche di animazione e rendering. L’arrivo, nel 1984, di John Lasseter ha sancito la forma attuale della Pixar, interamente votata a diventare riferimento di alto contenuto tecnologico e artistico, per rivoluzionare le modalità espressive, ma senza tradire la tradizione delle arti visive – rimandi alla tradizione della grafica americana passata si possono rintracciare spesso sullo schermo.  L’esperienza della Pixar sembra andare oltre il successo di popolarità commerciale, sollevando spesso l’interrogativo se i suoi film si possano accomunare all’idea tradizionale di arte. Un fenomeno di rottura, che ha già prodotto una quota innegabile di innovazione. Il pubblico della mostra che già fatto capire la volontà di un proseguo dell’installazione conferma quanta innovazione sia stata fatta non solo nella tecnologia dell’animazione, ma nel modo stesso di guardarla.


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La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.