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Quarant’anni fa l’uomo sbarcava sulla Luna?

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Il 21 luglio 1969, quarant'anni fa, alle ore 2:56:15 UTC (il tempo universale terrestre) l'astronauta americano Neil Armostrong scendeva dal modulo lunare e imprimeva la sua orma sul suolo lunare.

Armostrong è il primo uomo a mettere piede sulla Luna. E il suo, sostiene in diretta televisiva mondiale: «È un piccolo passo per me, ma un grande passo per l'umanità».
Un passo che segna il trionfo del Programma Apollo, voluto dal Presidente John F. Kennedy per portare l'uomo sulla Luna e restituire agli Stati Uniti d'America il primato nello spazio dopo che l'Unione Sovietica era arrivata prima sia nel lancio di un satellite (4 ottobre 1957) sia nella prima missione umana nello spazio (Gagarin, 12 aprile 1961).

uomo sulla lunaKennedy annunciò l'inizio del Programma Apollo il 25 maggio 1961, appena 40 giorni dopo il volo di Yuri Gagarin,  in un discorso al Congresso degli Stati Uniti in cui dichiarò: «Credo che il paese debba impegnarsi per raggiungere l'obiettivo, prima della fine di questo decennio, di far scendere un uomo sulla Luna e di riportarlo a Terra sano e salvo. Nessun singolo progetto spaziale in questo periodo sarà capace di impressionare l'umanità».

Molti giudicarono irrealistico il progetto di Kennedy. Ma appena otto anni dopo Neil Armostrong, scendendo l'ultimo gradino del modulo lunare e imprimendo l'orma del suo stivale nella polvere lunare, ne decretava il trionfo.

Passano appena  cinque anni e uno scrittore americano, William Charles Kaysing che ha lavorato, sia pure indirettamente, per la Nasa pubblica, a sue spese, un libro, We Never Went to the Moon: America's Thirty Billion Dollar Swindle (Non siamo mai stati sulla luna, la truffa americana da trenta miliardi di dollari), in cui sostiene che quel famoso passo Neil Armostrong non lo ha mai compiuto, che l'astronauta non è mai stato sulla Luna e che il progetto Apollo è stato, per l'appunto, una grande truffa ricostruita a Terra in uno studio presso la Norton Air Force Base di San Bernardino in California, grazie alla collaborazione di un regista cinematografico esperto in effetti speciali: probabilmente Stanley Kubrick, autore del celebre film 2001: Odissea nello spazio.

Dopo il libro di Kaysing, una serie di altre pubblicazioni divulgative escono ad alimentare la tesi della «Grande Cospirazione». In pratica l'Agenzia spaziale americana avrebbe realizzato una truffa spettacolare per non perdere i 30 miliardi di dollari messi a disposizione del governo federale per il Progetto Apollo.

A questa teoria la Nasa non risponde. Anche perché, contrariamente a quanto accade per altre grandi teorie cospiratorie, la tesi con non penetra affatto nell'opinione pubblica: in un sondaggio effettuato dalla Gallup nel 1999 solo il 6% dei cittadini americani pensa che lo sbarco sulla Luna non sia mai avvenuto, mentre un robusto 89% crede che il piccolo, grande passo di Armostrong sia stato reale.

L'atteggiamento della Nasa cambia però nel 2001, quando una grande rete televisiva, la Fox, manda in onda una trasmissione, Conspiracy Theory: Did We Land on the Moon?, in cui ripropone la tesi del clamoroso falso. Con la discesa in campo della televisione, il rischio che l'opinione pubblica si modifiche diventa più alto.

Sta di fatto che questa volta la Nasa decide di rispondere: con un documento, The Great Moon Hoax (La grande beffa della Luna), in cui sostiene che i fatti oggettivi e anche il buon senso dimostrano che gli astronauti del Programma Apollo sono davvero sbarcati sulla Luna.
Quali sono, infatti, le tesi che si contrappongono? Per chi volesse saperne di più rimandiamo alla ricostruzione molto puntuale proposta su Wikipedia. In breve possiamo dire che fautori della cospirazione sostengono che tutto è falso perché: a tutt'oggi non ci sono prove inequivocabili che lo sbarco sia davvero avvenuto; molte foto originali sono irrealistiche o comunque molto ambigue; che non era possibile per un uomo, con le tecnologie degli anni '60, arrivare sulla Luna e ritornare vivo a casa.

La Nasa risponde che, invece, tutto è vero perché: le rocce portate a Terra dagli astronauti e distribuite a una serie di laboratori in tutto il mondo sono inequivocabilmente lunari; esiste una serie di altre prove e dati di fatto inconfutabili; e, in ogni caso, non era neppure pensabile allestire una cospirazione sotto gli occhi del mondo (vedi il sito della Nasa). Inoltre non c'è, a tutt'oggi, un solo documento scientifico che possa corroborare la tesi che l'uomo non è stato sulla Luna.

La vicenda potrebbe essere considerata chiusa. Dal 2001 a oggi molto è stato scritto ancora, ma nulla di sostanziale è intervenuto a smentire le affermazioni della dell'Agenzia spaziale americana.

Perché, dunque, parlarne ancora? Per due motivi. Il primo è che, appunto, se ne torna a parlare: in occasione di questo quarantesimo anniversario della passeggiata lunare di Armstrong. Se ne torna a parlare negli Stati Uniti, dove si è riaccesa la fiamma della pubblicistica favorevole al complotto. E se ne torna a parlare anche in Italia: il 4 marzo scorso anche la Rai, in seconda serata sulla Rete 2, ha dedicato una lunga inchiesta del programma televisivo Voyager, in cui è stata accreditata ancora una volta e senza dati nuovi la vecchia teoria della truffa (si veda il sito del programma).

La ricostruzione scenografica dell'allunaggio in onda su Discovery Channel

Il secondo motivo è che il prossimo 24 aprile la Nasa lancerà una sonda, il Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), che avrà anche il compito di fotografare con altissima risoluzione la superficie della Luna, consentendo di ottenere le immagini inequivocabili dei resti delle missioni Apollo sul suolo del satellite naturale terrestre.

Riuscirà LRO a mettere la parola fine alla questione? Ne dubitiamo. La storia della comunicazione di massa dimostra che i miti non si arrendono quasi mai all'evidenza.

Prove di allunaggio

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