Gas Mask In Shadow, George Hodan. CC0 Public Domain.
Da tempo la comunità scientifica si interroga sull’importanza della comunicazione della scienza e della disseminazione dei risultati scientifici nella società della conoscenza. Anche la comunità dei chimici italiani, riuniti dal 10 al 14 settembre scorso nella splendida cornice del sito archeologico di Paestum, ha dedicato un'intera sessione al tema della comunicazione della chimica durante il Congresso Nazionale della Società Chimica Italiana.
Logo del congresso nazionale della Società Chimica Italiana 2017.
La sessione “Comunicare la chimica, per chi e per che cosa”, che si è tenuta il 13 settembre scorso, è stata organizzata congiuntamente dalla Divisione di Didattica della Chimica della SCI , che si occupa di insegnamento della chimica a vari livelli di scuola e all’Università, nonché, più in generale, della diffusione della cultura chimica, e dal Gruppo Giovani della SCI, che unisce la componente più giovane (soci al di sotto dei 35 anni di età) e numerosa di questa associazione scientifica nata nel 1909 e che conta ad oggi oltre tremilacinquecento iscritti.
La "chemofobia"
La necessità di parlare al grande pubblico dell’importanza e del ruolo della chimica nella vita di ogni giorno è motivata dal diffuso atteggiamento negativo o di diffidenza da parte dei non addetti ai lavori nei confronti di questa scienza. Per descrivere questa attitudine è stata coniata una parola, “chemofobia”, che letteralmente significa “avversione irrazionale o pregiudizio nei confronti della chimica e di tutto ciò che può definirsi chimico” 1. Come scrive il chimico e filosofo della chimica, Pierre Lazslo, la chemofobia in parte si fonda su istinti irrazionali e in parte trova sostegno in alcuni eventi storicamente rilevanti, associati, ad esempio, ad alcuni disastri ambientali che hanno coinvolto le industrie chimiche 2. La questione dell’immagine della chimica nella società è in realtà molto più articolata e complessa, come emerge da una delle due conferenze di apertura della sessione di Paestum (Valentina Domenici: “Perception of Chemistry and its relationship with Teaching and Communicating Chemistry”), in quanto, soprattutto nelle giovani generazioni, la diffidenza nei confronti della chimica non è l’atteggiamento dominante e, là dove presente, sembra essere associata ad una scarsa conoscenza delle implicazioni della chimica nel mondo reale e nella vita quotidiana o, addirittura, ad esperienze non positive in ambito scolastico 3.
L’avversione nei confronti della chimica si associa infatti ad alcuni concetti sbagliati, che non hanno alcun fondamento scientifico, e che vanno a sostituire concetti scientificamente corretti. Per questo motivo il ruolo dell’educazione e in generale dell’insegnamento della chimica nelle scuole è fondamentale per evitare la diffusione di concetti completamente sbagliati. Un classico esempio riguarda l’associazione tra “chimico” e artificiale, tossico, nocivo, adulterato, in netta contrapposizione con “naturale”, che nell’immaginario comune ha prevalentemente accezioni positive e rassicuranti. Il problema di questo atteggiamento diffuso, come evidenziato da Michelle Francl, è che non riguarda solo i singoli, ma coinvolge la Società nella sua interezza 4, portando a decisioni, anche politiche, che possono avere effetti a lungo andare molto negativi. Una conseguenza dell’atteggiamento chemofobico, ad esempio, è stata l’adozione, principalmente a scopo di marketing, da parte di alcune aziende operanti nel settore alimentare, della dicitura “chemical-free”, o “zero chimica” o “senza sostanze chimiche”. Queste affermazioni sono chiaramente prive di senso da un punto di vista scientifico, ma sono introdotte volutamente per far leva sull’atteggiamento diffuso di chemofobia e alzare le vendite. Il settore alimentare, come molti potranno facilmente verificare, è quello che registra attualmente il maggior numero di esempi di “uso commerciale” dell’atteggiamento chemofobico. Cosa possono fare allora i chimici per contrastare queste distorsioni culturali e migliorare l’immagine della chimica?
Insegnamento e divulgazione della chimica
Per contrastare la chemofobia, molti chimici in giro per il mondo si sono impegnati, sia a livello personale che come associazioni, istituzioni o società scientifiche, operando principalmente su due fronti: l’educazione e l’insegnamento della chimica (rivolte soprattutto ai giovani) e la divulgazione e la comunicazione della chimica (rivolte al grande pubblico). Su questo ultimo punto, ha relazionato brillantemente Sara Tortorella, ricercatrice dell’Università di Perugia e membro del gruppo giovani SCI, con la relazione d’apertura “Research at 360°: the novel mission of dissemination”. I giovani sono estremamente sensibili alla comunicazione 3 e utilizzano con maggiore facilità rispetto alle precedenti generazioni la varietà degli strumenti digitali di cui oggi disponiamo. Molti giovani ricercatori, inoltre, si confrontano fin dall’inizio della propria carriera con le richieste crescenti di disseminazione, che vengono direttamente dalla Comunità Europea 5 e, più in generale, dagli enti pubblici che finanziano la ricerca. Un buon progetto di ricerca, infatti, deve essere corredato da una strategia di comunicazione efficace, e prevedere, oltre a convegni e workshop di condivisione dei risultati scientifici tra addetti ai lavori, anche un concreto piano di disseminazione, che includa la creazione di pagine web e siti dedicati, e un uso mirato dei social media, primi tra tutti Facebook, twitter e youtube. In questo i giovani sono certamente avvantaggiati anche se, come sottolineato da Tortorella, per comunicare in modo efficace le implicazioni dei risultati delle proprie ricerche sarebbe auspicabile una formazione mirata già a livello universitario.
Chemistry Rediscovered
L’impegno dei giovani chimici italiani nel campo della comunicazione e della disseminazione è testimoniato anche dal coinvolgimento del gruppo giovani SCI in un progetto europeo chiamato “Chemistry Rediscovered - Playing with chemical reactions”. Di questo ha relazionato Alice Soldà, ricercatrice presso l’Università di Bologna e presidente del network europeo dei giovani chimici (European Young Chemists’ Network), presso la Società Chimica Europea, EuCheMS.
Questo progetto è rivolto alle scuole secondarie di secondo grado e consiste in un video contest. I ragazzi delle scuole sono invitati a progettare e realizzare dei video su un’esperienza laboratoriale riguardante una reazione chimica. Alla prima edizione del concorso hanno partecipato oltre cento scuole da vari paesi europei, comprese diverse scuole italiane, e tra questi sono stati indicati i migliori lavori, in termini di: rilevanza e originalità dell’esperienza, sia dal punto di vista pedagogico che scientifico, qualità e originalità del video, rigore scientifico e riproducibilità dell’esperimento.
Logo del progetto europeo Chemistry Rediscovered, promosso dall’EuCheMS.
Questo tipo di attività, oltre ad avere un gran valore dal punto di vista didattico, va nella direzione di un maggior coinvolgimento dei giovani verso una scienza che ormai permea qualsiasi aspetto della nostra vita.
Il forte legame tra immagine della chimica e didattica della chimica è stato sottolineato anche dall’intervento di David Cole-Hamilton, attuale presidente dell’EuCheMS e grande sostenitore dell’importanza dell’insegnamento della chimica a tutti i livelli scolastici. Nel presentare le iniziative che l’EuCheMS farà in vista del 2019, centenario della pubblicazione della Tavola Periodica degli Elementi da parte di Dimitrij Mendeleev, Cole-Hamilton ha parlato di un progetto europeo per portare la tavola periodica nelle scuole dell’obbligo, per avvicinare anche i più piccoli, in modo giocoso, alla chimica.
La chimica spiegata ai bambini con il sapone
Un progetto didattico rivolto proprio ai bambini delle scuole primarie è stato presentato da Cristina Lazzerini, giovanissima insegnante di chimica e attiva collaboratrice di un piccolo Museo di Scienze a Rosignano Solvay. Le attività didattiche progettate e realizzate in diverse scuole primarie hanno riguardato vari temi legati al sapone, dall’igiene personale alla storia della produzione del sapone, dalla lettura delle etichette alle proprietà dei saponi di rimuovere lo sporco, fino alla realizzazione con un metodo a freddo delle saponette. I bambini, come raccontato da Lazzerini, sono particolarmente attenti e curiosi, e le attività didattiche, se svolte in modo interattivo e laboratoriale, sono efficaci, non solo dal punto di vista dell’apprendimento, ma anche nel raggiungimento di un coinvolgimento dei bambini e delle loro famiglie.
Fotografia di un momento della tavola rotonda “Comunicare la scienza (e la chimica) al grande pubblico”.
La sessione sulla comunicazione della chimica organizzata a Paestum si è conclusa con una tavola rotonda, coordinata dal giornalista e scrittore Pietro Greco, che ha visto la partecipazione di Giovanni Villani, presidente della Divisione di Didattica della Chimica della SCI, di Valentina Domenici (Università di Pisa) e di Luciano D’Alessio (Università della Basilicata).
Riprendendo in parte i temi affrontati nelle relazioni di apertura della sessione, la discussione si è concentrata sull’importanza della comunicazione, della divulgazione e della didattica della chimica dei contesti cosiddetti non formali o informali. Gran parte delle persone, infatti, si avvicinano alla chimica non solo attraverso l’esperienza scolastica, ma, in modo più o meno diretto e consapevole, attraverso altri contesti: i musei scientifici, i centri culturali, i media e in particolare i social media.
Come sottolineato da Luciano D’Alessio, co-fondatore del Festival della Chimica, che si svolge dal 2009 in Basilicata, non basta più parlare di chimica con un approccio trasmissivo, ma occorre interagire con il pubblico, attivando uno scambio costruttivo e dinamico.
Volantino dell’edizione 2017 del Festival della Chimica.
L’esperienza dei festival scientifici, in generale, si rifà infatti ai modelli di comunicazione dialogici e di “public engagement”, ovvero di coinvolgimento del pubblico. Uno degli aspetti messi in evidenza da uno degli studi più approfonditi sulla percezione della chimica nel grande pubblico, lo studio condotto nel 2015 dalla Royal Society of Chemistry, è proprio questo: molte persone non si sentono a loro agio a parlare di chimica e non si sentono abbastanza coinvolti, nonostante ritengano che la chimica sia fondamentale nella società di oggi 6.
La citizen science
Da qui il ruolo sempre crescente dei contesti extrascolastici, come i musei scientifici e i science center 7. Le attività promosse dalla Città della Scienza di Napoli nel campo della citizen science, e del public engagement sono molto significativi e vanno nella direzione di una maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni, anche in ambito scientifico.
Come sottolineato anche dal giornalista Pietro Greco, la comunicazione rivolta al grande pubblico dovrebbe diventare centrale nel lavoro dei chimici, non solo per diffondere la conoscenza della chimica, ma soprattutto per coinvolgere il pubblico e migliorare così il rapporto tra chimica e società. Il coinvolgimento emotivo è fondamentale nella società di oggi dove il contesto in cui si svolge la comunicazione è un contesto “sociale, pluralistico e partecipato” 8. La scienza chimica, d’altra parte, è una scienza trasversale: tutte le scienze, dalla medicina alla scienza dei materiali, fino alla biologia, utilizzano le conoscenze chimiche in modo esteso. Queste caratteristiche, in parte legate alla natura intrinseca della scienza chimica, comportano un vero e proprio ripensamento del modo di comunicare la Chimica 9. Non a caso, la tavola rotonda si è conclusa con una proposta concreta, subito accolta con favore da tutti i presenti, per la costituzione di un gruppo di lavoro interno alla SCI e trasversale alle varie sotto-discipline della chimica, che si occupi di sviluppare e attuare una nuova strategia di comunicazione della chimica nel grande pubblico.
Riferimenti
1. Valentina Domenici, La Chimica nella Scuola (CnS), 2016, 2, 25.
2. Pierre Laszlo, HYLE - International Journal of Philosophy of Chemistry, 2006, 12, 99.
3. Michelle Francl, Nature Chemistry, 2013, 5, 439.
4. Giulia Chiocca & Valentina Domenici, La Chimica nella Scuola (CnS), 2015, 5, 55.
5. European Commission, Horizon 2020, “Communicating EU research and innovation”, 2014.
6. Public attitude to Chemistry Technical report June 2015, Royal Society of Chemistry, 2015.
7. Luigi Campanella & Valentina Domenici, I musei di chimica e la chimica nei musei della scienza, La Sapienza Università Editrice, Roma, 2014.
8. Matt R. Hartings & Declan Fahy, Nature Chemistry, 2011, 3, 674.
9. Autori vari, “Comunicare la Chimica”. A cura di Massimo Armeni. ZADIG ROMA editore, Roma 2012.