fbpx Una proteina per ridurre i danni | Page 3 | Scienza in rete

Una proteina per ridurre i danni

Read time: 2 mins

Ricercatori del Laboratorio Infiammazione e malattie del sistema nervoso dell'Istituto Mario Negri sono autori di uno studio che aiuta a ridurre fortemente i danni cerebrali causati da ictus. Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Circulation, l'inibizione della proteina del sangue Mannose Binding Lectin (MBL) può, infatti, allungare i tempi utili di intervento nei casi di ictus, fino a quasi 24 ore. 

L'ictus rappresenta ancora oggi una delle principali cause di morte, oltre ad essere la prima causa di disabilità grave nei paesi industrializzati. L'unica terapia finora disponibile per l'ischemia cerebrale è l'attivatore tissutale del plasminogeno (tPA), farmaco che però non può essere somministrato oltre le 4-5 ore dall'evento ischemico. I risultati del progetto di ricerca, guidato da Maria Grazia De Simoni e finanziato da Fondazione Cariplo e Ministero della Salute, consentono inoltre di descrivere meglio le dinamiche dei danni cerebrali da ictus.

Si possono identificare due aspetti importanti nel nostro studio" -  ha spiegato la dottoressa De Simoni - "La nostra ricerca innanzi tutto svela un meccanismo completamente nuovo responsabile del danno cerebrale indotto da ictus, molto precoce e caratterizzato dalla deposizione della proteina MBL sui microvasi cerebrali ischemici. In secondo luogo dimostra che interferire con questo meccanismo bloccando MBL con diverse strategie farmacologiche consente di ridurre il danno cerebrale con una finestra terapeutica d’intervento di 18-24 ore”.

Il lavoro è frutto di una collaborazione sia italiana che internazionale, con il contributo del Dipartimento di Chimica dell'Università di Milano, dell'Università di Harvard e del CSIC di Siviglia.I ricercatori hanno rilevato una riduzione consistente del danno ischemico - in modelli animali sperimentali rilevanti di ischemia cerebrale - sia con la somministrazione di un anticorpo che blocca MBL, sviluppato da Gregory Stahal di Harvard, sia mediante la somministrazione di una nuova molecola sintetizzata dal gruppo di ricerca di Anna Bernardi di Milano in collaborazione con quello di Javier Rojo del CSIC, e caratterizzata nel laboratorio di Marco Gobbi dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

Avere a disposizione una finestra temporale più ampia per poter intervenire anche molte ore dopo l'evento, consentirà di sviluppare nuove terapie per i pazienti colpiti da ictus.

Autori: 
Sezioni: 
Canali: 
Ictus

prossimo articolo

La migrazione sanitaria in Italia, spiegata bene

mappa italia con aereo in volo da sud verso nord

Periodicamente la mobilità sanitaria, cioè il trasferimento delle persone dalla propria Regione a un’altra per ricevere le cure di cui hanno bisogno approda sui media con toni apocalittici. Ma di che cosa parliamo? E quali sono gli aspetti davvero problematici capaci di generare costi ingiustificati e diseguaglianze?

Il fenomeno della migrazione sanitaria definisce lo spostamento di cittadini da una Regione all’altra per ricevere assistenza. Il termine tecnico che la definisce è però mobilità sanitaria. Probabilmente il termine migrazione trova largo uso perché giornalisticamente più accattivante e perché caratterizza meglio la componente più significativa dei flussi di mobilità: lo spostamento massiccio di pazienti dal Sud al Nord.