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Batteri ghiotti di ftalati

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Sono stati selezionati in Cina batteri capaci di degradare gli ftalati contenuti nelle acque di scarico: se poi i microrganismi vengono immobilizzati su apposite strutture di ceramica a nido d'ape, l'effetto si ottiene a una velocità due volte e mezza maggiore. Per selezionare questi agenti purificanti Weizhong Wu, della Facoltà di ingegneria e scienze ambientali dell'Università di Pechino e  Xianlin Meng, dell'Istituto di tecnologia di Harbin, nel distretto di Nangang, hanno posto i microrganismi in una soluzione in cui l'unica fonte di carbonio era il d-n-butilftalato. Si tratta di uno dei composti più comuni tra gli ftalati, sostanze plastificanti presenti in ogni genere di prodotti, dai materiali di confezionamento ai cosmetici, dai giocattoli ai prodotti per la casa. La loro pericolosità per la salute non è mai stata definitivamente provata, ma neppure che siano innocui; per questo preoccupano le loro alte concentrazioni nell'ambiente. La scoperta cinese potrebbe aprire la strada a una nuova via di depurazione delle acque, fugando così ogni timore.

Intern J of Envir Poll 2009; 38: 203

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Come cominciano i terremoti

faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).

È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.

Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.