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H5N1, la pubblicazione dei dati molecolari è uno sbaglio?

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Il World Health Organization ha preso la sua decisione, i lavori sul virus mutato H5N1 saranno pubblicati. Ma è veramente una decisione giusta? Non era meglio aspettare, capire, evitare che tali informazioni finiscano nelle mani sbagliate e generino una pandemia mortale e diffusissima? Uno dei problemi è rappresentato proprio dal tipo di ricerca, perché infatti giocare con la natura e se il virus “fuggisse” dal laboratorio?

Non è un ipotesi remota, già nel 1994 l’Università di Yale è stata al centro di una vicenda che sembra uscita dal copione di un thriller fantascientifico. Un giovane ricercatore venne infettato da un raro e letale virus esotico, in seguito alla rottura di una centrifuga per esperimenti pur indossando guanti, maschera e camice protettivi come d' obbligo quando si trattano agenti ad elevato rischio. Tuttavia, lascia il laboratorio ad alto isolamento dove lavora e continua la sua vita di sempre entrando in contatto con almeno ottanta persone diverse. La vittima, dopo dodici giorni ormai in preda ai primi sintomi della malattia (febbre alta, debolezza), grazie a una forte dose di un farmaco antivirale sperimentale si è salvato ed è stata scongiurata una pandemia. I dati per creare il virus mutato, una volta pubblici potrebbero essere utilizzati per fini terroristici o per fini politici, ipotesi che si innesta bene nel nuovo scenario di contrasti tra l'occidente e il mondo arabo o più probabilmente tra l'occidente e la Cina. Nazione quest'ultima che ha una capacità scientifica e di ricerca molto sviluppata e una enorme voglia e interesse di diventare stato dominante del pianeta. 

L’impiego di alcune armi “non convenzionali”, come le armi biologiche, risale fin dalla più remota antichità, sono silenziose e invisibili, ma pericolose al pari di quelle nucleari. A differenza delle tecnologie nucleari, l'ingegneria genetica può essere prodotta e sviluppata a basso costo. Per oltre 25 anni gli Stati Uniti, l'ex Unione Sovietica e varie altre nazioni si sono date da fare per sviluppare armi biologiche. Nel 1972, però, le nazioni stipularono un accordo per bandire queste armi. Nonostante questo, alcuni paesi, però continuarono a studiarle e svilupparle segretamente. Un esempio è l'antrace, di facile diffusione (per via aerea), utilizzato più volte dopo l'11 settembre 2001 per attacchi terroristici. Lettere con tracce di antrace furono recapitate a senatori del partito democratico USA e alle redazioni di alcuni giornali del nuovo continente, con esiti infausti: morirono cinque persone e se ne ammalarono 17. 

Un ulteriore uso improprio dei recenti studi sull'H5N1, potrebbe provenire dalle case farmaceutiche al fine di creare allarmismo e successivamente spingere i governi a investire sull'acquisto di nuovi vaccini, che le stesse case farmaceutiche sarebbero in grado di offrire molto rapidamente, grazie alle informazioni in possesso e creare immediati profitti. Ricordiamo nel 2009 il caso dell'H1N1, noto anche come influenza suina, dove  lo Stato Italiano, con i soldi dei contribuenti, ha acquistato 48 milioni di dosi di vaccino con una spesa superiore a 400 milioni di euro. Tuttavia, delle 48 milioni di dosi acquistate, ne sono state impiegate poco più di 5 milioni e, malgrado ciò, l’influenza superò la fase di picco, senza traccia di pandemia, con conseguenze minori rispetto alle normali influenze stagionali. Allo stesso tempo, però, è necessario che i dati non pubblicati, relativi alle mutazioni dell'H5N1, vengano condivisi, al fine di non minare l'effettiva efficacia di questi studi.  Infatti, si ha bisogno del contributo di altri scienziati per studiare sistemi di monitoraggio e prevenzione di eventuali epidemie. Il governo, quindi, dovrebbe fornire un piano,  attraverso il quale si possano trasmettere le informazioni mancanti a organizzazioni e laboratori di ricerca accuratamente selezionati. A tale scopo, sarebbe opportuno nominare un ente super partes che eserciti un controllo e garantisca i fini eticamente e moralmente ineccepibili.


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