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La scienza nel pallone

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Gran parte del fascino del gioco del calcio risiede, senza dubbio, anche nell’imprevedibilità delle giocate dei calciatori e nelle improbabili quanto entusiasmanti traiettorie che il pallone assume dopo una punizione calciata da uno “specialista”. La parabola arcuata, il tiro a giro, l’effetto a rientrare, in realtà, come ci spiegano Nicola Ludwig e Gianbruno Guerriero, nel libro La scienza nel pallone (Zanichelli) sono fenomeni spiegabili in base a precise e note teorie della fisica.

Non è un caso, dunque, che un intero capitolo del libro sia dedicato all’effetto Magnus che si manifesta “quando il pallone ruota su sé stesso in aria e produce una spinta che è perpendicolare all’asse di rotazione e alla direzione di moto, e dunque non è necessariamente verticale”. Una punizione alla Del Piero, per intenderci.

Ludwig e Guerriero, entrambi esperti di divulgazione scientifica, mettono sotto la propria lente di ingrandimento specialistica tutti gli aspetti che caratterizzano un match calcistico. Dal tiro alla parata, passando per gesti atletici come la rovesciata o finezze come la rabona. Per tutti c’è una spiegazione che coinvolge la fisica e la matematica. Ogni capitolo prende spunto da una partita per addentrarsi nelle “misteriose” traiettorie dei tiri o nelle complesse caratteristiche biomeccaniche del gesto atletico. Nel volume si intrecciano elementi di fisica, di statistica e anche di psicologia, soprattutto quando si cerca di spiegare la pressione emotiva che coglie colui che deve calciare un rigore o il portiere che deve intuirne la direzione del tiro. Gli autori, pur ricorrendo a spiegazioni dettagliate e precise di tutti i fenomeni, attraverso formule e simboli, riescono a rendere il testo fluido e scorrevole, inserendo episodi curiosi avvenuti sul campo di gioco e chiamando spesso in soccorso tutti i più grandi calciatori della storia.

Il risultato è un testo rapido e completo, consigliato sia agli amanti dello sport più popolare al mondo che desiderano conoscere ciò che sta dietro alle prodezze dei loro beniamini, sia a coloro i quali vogliono che quella magia resti inspiegabile e affascinante. Perché, in fondo, come scrivono Ludwig e Guerriero “appare del tutto illusoria l’idea di formulare una scienza esatta e olistica del calcio”.

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La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.