Uno studio pubblicato su Nature Neuroscience potrebbe finalmente spiegare le basi biologiche del controllo del dolore attraverso l’agopuntura. Al centro c’è una molecola, l’adenosina, la cui concentrazione nei tessuti, dopo il trattamento, aumenta di ben 24 volte. Si tratta di una sostanza naturale che regola il sonno, l’attività del cuore e ha proprietà antinfiammatorie e analgesiche: dopo una ferita si attiva nei tessuti per inibire la trasmissione degli stimoli dolorosi in maniera simile a un anestetico locale.
Il lavoro coordinato da Maiken Nedergaard, condirettore del Centro per la neuro medicina transazionale dell’Università di Rochester ha dimostrato nei topi che l’agopuntura riduce di due terzi il dolore provocato artificialmente in una zampa, ma questo effetto sparisce nei topi geneticamente modificati per non produrre adenosina.
Inoltre, attivando la sostanza nei tessuti, la sintomatologia si attenuava anche senza aghi, mentre somministrando un farmaco che ne aumenta le concentrazioni, l’effetto analgesico dell’agopuntura triplicava.
