fbpx C'è lo zampino dell'adenosina | Scienza in rete

C'è lo zampino dell'adenosina

Read time: 1 min

Uno studio pubblicato su Nature Neuroscience potrebbe finalmente spiegare le basi biologiche del controllo del dolore attraverso l’agopuntura. Al centro c’è una molecola, l’adenosina, la cui concentrazione nei tessuti, dopo il trattamento, aumenta di ben 24 volte. Si tratta di una sostanza naturale che regola il sonno, l’attività del cuore e ha proprietà antinfiammatorie e analgesiche: dopo una ferita si attiva nei tessuti per inibire la trasmissione degli stimoli dolorosi in maniera simile a un anestetico locale.

Il lavoro coordinato da Maiken Nedergaard, condirettore del Centro per la neuro medicina transazionale dell’Università di Rochester ha dimostrato nei topi che l’agopuntura riduce di due terzi il dolore provocato artificialmente in una zampa, ma questo effetto sparisce nei topi geneticamente modificati per non produrre adenosina.

Inoltre, attivando la sostanza nei tessuti, la sintomatologia si attenuava anche senza aghi, mentre somministrando un farmaco che ne aumenta le concentrazioni, l’effetto analgesico dell’agopuntura triplicava. 

Nature neuroscience pubblicato online il 30 maggio 2010

Autori: 
Sezioni: 
Agopuntura

prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.