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L'unione fa la forza delle università

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Nasce in Lombardia U4I, la Fondazione interunivesitaria costituita dalle Università di Bergamo, Milano-Bicocca e Pavia, dedicata alla valorizzazione della ricerca e al trasferimento tecnologico. Presentata lo scorso 11 aprile presso la Fondazione Bassetti a Milano, il progetto è innovativo per il mondo della ricerca italiana: con lo scopo di aumentare la capacità di competizione e di attrazione dei capitali internazionali, la fondazione di diritto privato riunisce oggi 2.000 cervelli, tra docenti e ricercatori, arrivando così a contare circa un quarto delle menti dell'innovazione di tutta la Lombardia.

41 dipartimenti, di cui 14 riconosciuti d'eccellenza dal MIUR; oltre 100 famiglie di brevetti; più di 40 spin off attivi in 8 differenti ambiti: Aerospaziale, Life science e biotecnologia, Agrifood, Materiali, Energia e ambiente, ICT, Industria culturale, Mobilità sostenibile. Una rete di soggetti e differenti ambiti di indagine scientifica che si pone come acceleratore in tutte le fasi dell'innovazione, dalla ricerca fino al brevetto, dall'attivazione di spin off fino al lancio di start up.

University for Innovation (U4I): la fondazione interuniversitaria per il trasferimento tecnologico

Una lavoro di traduzione culturale

Innovation happens when an invention is turned into market value”, così si apre l'homepage di U4I. La missione che si pone la fondazione, infatti, non è solo quella di aprire nuove collaborazioni tra i diversi laboratori e i dipartimenti dei tre atenei, ma soprattutto quello di creare un ponte tra la ricerca di base e il mondo delle imprese. Un lavoro di «traduzione culturale», così come lo ha definito Danilo Porro, prorettore alla valorizzazione della ricerca dell'Università di Milano-Bicocca, parallelo a una ridefinizione della ricerca come innovazione responsabile, orientata a un impatto reale sulla società. Oxford, Cambridge e Israele i modelli più citati.

I modelli di U4I 

Superare la "valle della morte" dell'innovazione

Una delle fasi critiche nel processo di produzione dell'innovazione nel nostro paese è quella definita “la valle della morte”, che separa i risulati della ricerca di base dalle possibili applicazioni. Nel rapporto VQR 2011-2014 dell'ANVUR, l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, che indaga la terza missione delle università italiane, si evince che oltre la metà degli atenei valutati (34 su 67) nei 4 anni di osservazione non hanno registrato alcuna entrata da brevetti. La produzione di contratti dopo la ricerca di base è molto limitata e il contratto di valorizzazione risulta per molti atenei “un evento casuale, legato alle peculiari e imprevedibili caratteristiche di un singolo brevetto, anziché il frutto di una politica di valorizzazione oculata e pianificata”.

U4I si propone ora di percorrere insieme ai ricercatori “la valle della morte” e colmare questo gap: prima di tutto, con la selezione attraverso call for ideas dei progetti più meritevoli, per poi offrire da subito una rete di collaborazioni con mercato, imprese e agenzie straniere per la valorizzazione delle ricerche.

U4I: valorizzare i brevetti


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Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.