Cooling poverty, la nuova frontiera delle disuguaglianze climatiche

In molte case del mondo, l’estate arriva con il silenzio soffocante delle stanze chiuse per trattenere un po’ di fresco. E quando questo non basta si passa all’aria condizionata, non più un bene di lusso per pochi, ma una vera e propria questione di salute pubblica. Almeno per chi può permetterselo. Un nuovo studio del Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) pone l’accento sul divario crescente legato all’accesso equo all’aria condizionata in un mondo sempre più caldo, fornendo la prima stima su scala globale dell’impatto dei condizionatori sui consumi elettrici domestici. Una disparità destinata a peggiorare secondo il Rapporto 2025 della World Meteorological Organization (WMO), che prevede che tra il 2025 e il 2029 almeno un anno sarà più caldo del 2024, con una temperatura di oltre 1,5 °C rispetto al livello preindustriale
Nel 2050 la domanda globale di energia per il raffrescamento residenziale potrebbe sfiorare i 1.400 TWh/anno, generando costi economici stimati tra i 124 e 177 miliardi di dollari ed emissioni aggiuntive di CO₂ tra 670 e 956 Mt (una quantità superiore alle attuali emissioni nazionali della Francia). La quota principale di queste emissioni arriverà da Cina, India e Indonesia, dove si prevede una rapida crescita nell’uso dell’aria condizionata.