fbpx Il superbatterio avanza in Italia | Page 2 | Scienza in rete

Il superbatterio avanza in Italia

Primary tabs

Read time: 1 min

Non occorre andare in Asia per prendere un’infezione da un enterobatterio armato del gene New Dehli-1, il famigerato NDM-1 che rende il germe resistente alla maggior parte degli antibiotici (penicilline,cefalosporine, carbapenemi e aztreonam), facendo sì che queste infezioni siano difficilissime da trattare. 

Tra luglio e agosto di quest’anno i microbiologi clinici dell’Ospedale S.Orsola-Malpighi di Bologna hanno infatti identificato ceppi multiresistenti di questo tipo in 6 pazienti, uno solo dei quali reduce da un viaggio in India. Ciò significa che negli altri casi la trasmissione è stata intraospedaliera. E' la prima volta in Italia; gli altri due episodi, in Toscana, si riferivano a persone di ritorno dall'Asia.

Dopo la pubblicazione dei dati sul sito di Eurosurveillance l’ AMCLI, l’Associazione dei Microbiologi Clinici Italiani, richiama l’attenzione sull’inizio della diffusione dei superbatteri in Italia e chiede misure stringenti per contenere queste infezioni, su cui anche recentemente l’ECDC ha lanciato l’allarme.

Eurosurveillance, 24 novembre 2011

Autori: 
Sezioni: 
Infezioni
Materiali correlati: 

prossimo articolo

La salute di giovani transgender in mani transfobiche?

A metà maggio il ministro della Salute e la ministra della Famiglia, natalità e pari opportunità hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo congiunto sulla disforia di genere i cui 29 membri dovranno effettuare «una ricognizione delle modalità di trattamento». Un paio di giorni dopo la ministra ha esplicitato che per lei l’identità sessuale deve rimanere binaria, come vuole la biologia, dimostrando di ignorare quello che la biologia riconosce da tempo: un ampio spettro di identità di genere. Abbastanza per temere che l’approccio di lavoro di questo tavolo possa essere guidato più dall’ideologia che dalla ricerca scientifica.

Crediti: Foto di Katie Rainbow/Unsplash

Suona davvero un po’ beffardo. Solo pochi giorni fa il ministro della Salute Orazio Schillaci e la ministra della Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo tecnico di approfondimento sulla disforia di genere «per una ricognizione delle modalità di trattamento di tale condizione nel territorio nazionale».