fbpx Potenziale ad alta quota | Scienza in rete

Potenziale ad alta quota

Primary tabs

Read time: 2 mins

Non ci sono limiti geofisici allo sviluppo dell’eolico. Secondo uno studio statunitense, nei venti c’è energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno dell’intera popolazione mondiale. Questa la conclusione del lavoro dei ricercatori Ken Caldeira (Carnegie Institution di Washington), Kate Marvel (Lawrence Livermore National Laboratory) e Ben Kravitz, pubblicato recentemente su Nature Climate Change.

Il gruppo ha usato un modello climatico per misurare la quantità di energia che può essere generata sia dai venti di superficie che dai venti d’alta quota. I venti di superficie sono quelli che possono essere raggiunti con turbine poste a terra o sul  mare, mentre per i venti ad alta quota, o correnti a getto, si stanno sviluppando tecnologie che sfruttano il sistema degli aquiloni.

L’obiettivo della ricerca è stato quello di determinare il punto massimo di produzione di energia eolica a livello globale. Qualsiasi tipo di turbina infatti crea una resistenza che toglie slancio ai venti e tende a rallentarli. La quantità di energia prodotta cresce quindi in proporzione al numero di turbine installate fino a raggiungere un picco oltre il quale la creazione di nuove turbine è inefficace. Gli scienziati hanno stabilito che il picco di energia estraibile dai venti di superficie supera i 440 terawatt mentre più di 1800 terawatt possono essere prodotti sfruttando le correnti a getto. Dato che attualmente il consumo globale di energia elettrica si attesta intorno ai 18 terawatt, l’eolico potrebbe soddisfare fino a 100 volte la domanda attuale. Caldeira, Marvel e Kravitz hanno analizzato anche i potenziali effetti che la produzione intensiva di energia eolica avrebbe sul sistema climatico ma non hanno rilvato impatti ambientali sostanziali, a condizione che le turbine non vengano concentrate in poche regioni.

I risultati della ricerca sono ovviamente un segnale positivo per lo sviluppo delle fonti rinnovabili ma ci sono considerazioni e criticità di altra natura di cui tenere conto:  “Guardando al quadro complessivo, ha commentato Ken Caldeira, è più probabile che siano i fattori economici, tecnologici e politici a determinare la crescita dell’energia eolica nel mondo, piuttosto che i limiti geofisici”.


Autori: 
Sezioni: 
Dossier: 
Indice: 
Eolico
Materiali correlati: 

prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.