Scienziati dell’Università
della Pennsylvania hanno trovato l’associazione
tra rischio genetico per il diabete di tipo 1 e il riciclo cellulare. Le
cellule beta del pancreas per poter produrre insulina hanno bisogno di molta
energia, per questo sono ricche di mitocondri. Con la continua produzione di
ATP, i mitocondri però incominciano a funzionare male quindi occorre
sostituirli con dei nuovi.
In questo processo di “rinnovamento” un ruolo chiave è svolto dalla proteina Clec16a che controlla il processo di
smaltimento delle "vecchie centrali di energia".
Proprio lo studio della funzione della proteina Clec16a è al centro del
lavoro dell’équipe di Doris Stoffers. Sull’ultimo numero
della rivista Cell, i ricercatori statunitensi hanno collegato la perdita della funzionalità delle cellule
beta con un difetto in Clec16.
Secondo gli scienziati Clec16 interagisce con un enzima chiamato Nrdp1, che opera attraverso un'altra
proteina chiamata Parkin. Normalmente,
Parkin regola il processo di smaltimento dei mitocondri etichettando i vecchi mitocondri per lo smaltimento.
La perdita o un difetto in Clec16 porta a un aumento di Parkin e al conseguente
accumulo di mitocondri difettosi.
Topi con una
delezione specifica sul gene Clec16a
hanno mitocondri anormali che producono meno ATP, l’apporto minore di energia
porta a una ridotta capacità delle cellule beta di produrre insulina inducendo
così l’insorgenza del diabete di tipo 1. Stoffers ha dimostrato che anche nell’uomo difetti
nel gene Clec16a provocano anomalie nelle funzioni delle cellule beta.
“Proteggere le cellule beta è la priorità
assoluta delle terapie del diabete”, ha spiegato Scott Soleimanpour, tra gli autori della ricerca. “L'identificazione
di questo nuovo percorso ci permettera' di lavorare su inedite terapie per la
conservazione dei mitocondri sani all'interno delle cellule beta per trattare o
prevenire sia il diabete di tipo 1 sia quello di tipo 2”, ha concluso.
