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Nuove regole per la medicina del lavoro

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Rilanciare la medicina del lavoro come competenza essenziale nella valutazione dei rischi ambientali e lavorativi. Semplificare leggi e norme punitive e ridondanti. Investire il sistema sanitario di una ricerca approfondita delle nuove malattie e malesseri da lavoro in un quadro completamente mutato rispetto a decenni fa. Puntare a una “buona occupazione”, in cui i valori costituzionali di lavoro e salute vadano di concerto e non siano giocati l'uno contro l'altro.

Questi in sintesi, i messaggi chiave emersi dalla prima Giornata Nazionale della Medicina del Lavoro, lanciata per la prima volta quest'anno in Italia dalla Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale (SIMLII), e inaugurata il 1° ottobre presso la sala capitolare del Convento di Santa Maria sopra Minerva del Senato da una folta rappresentanza di medici, politici, esponenti delle società scientifiche e delle parti sociali. L'incontro è stato coordinato dal presidente della SIMLII, prof. Pietro Apostoli, e dalla senatrice Serenella Fucksia, medico del lavoro e segretario della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato.

La malattia del non lavoro

Il lavoro più pericoloso è il non lavoro” ha affermato il professore Apostoli nella sua relazione introduttiva, ma anche chi il lavoro ce l'ha spesso non lo svolge nelle condizioni ideali. “La forte contrazione del settore primario e dell'industria, la diffusione delle forme di appalto e prestazione d'opera, forme contrattuali precarie e a tempo determinato, l'irrompere nel mondo del lavoro dell'immigrazione, l'avanzare dell'età dei lavoratori cambiano in profondità rischi e le malattie correlate”. Serve quindi una medicina del lavoro che focalizzi su questi mutamenti epocali per cogliere i segnali dei nuovi malesseri da lavoro e fare vera prevenzione, finalizzata a una “buona occupazione”.

Cambiano le malattie

Gli infortuni e le malattie professionali tradizionali sono in calo, come confermato dal rappresentante dell'INAIL Antonio Napolitano*, mentre sono in aumento i nuovi malesseri da lavoro moderno e destrutturato, come i disturbi da stress e le malattie muscolo-scheletriche, di cui conosciamo solo la punta dell'iceberg per via del fenomeno della mancata segnalazione. E tutto questo costa caro alla società, visto che il “lavoro malato” (come lo definiva il maestro della disciplina Luigi Devoto) genera un costo in sanità e mancata produttività di circa 30 miliardi di euro all'anno (fonte INAIL).

Anche il presidente di ANMIL Franco Bettoni, intervenendo alla Giornata, ha sottolineato quanto stiano cambiando le malattie del lavoro rispetto al passato e l'importanza che una corretta prevenzione primaria – prima di tutto sui luoghi di lavoro – può avere nel controllare questa “epidemia nascosta”. Un'esigenza condivisa sia dai sindacati presenti all'incontro (CISL e CGIL) sia da Confindustria, il cui vicedirettore Daniel Klaus ha voluto sottolineare come la cultura della prevenzione si sposa sempre di più in azienda con la cultura della legalità e con la Social corporate responsability.

Troppe norme: semplificare per rendere il sistema più efficiente

Il convegno ha affrontato anche la questione della adeguatezza di norme e leggi poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. A partire dal decreto legislativo 81/08 sulla sicurezza, che con i suoi 306 articoli è il più lungo, burocratico e ridondante d'Europa: la Francia si accontenta di 32 articoli, la Germania di 26, il Regno Unito di 30 e la Spagna di 54. Il problema principale risiede nel formalismo degli adempimenti della legge italiana che, nel tempo, ha trasformato il medico del lavoro in una figura afflitta dalla burocrazia a cui resta poco tempo per fare davvero prevenzione in ufficio e nella fabbrica.

Serve, a questo proposito una vera rivoluzione – riconosciuta come essenziale anche dai senatori presenti in sala, come Maurizio Sacconi e lo stesso Pietro Ichino – che, superando la logica della pura vigilanza e della conseguente sanzione, abbia come vero obiettivo la riduzione di infortuni e malattie con un'azione concorde dei vari attori in campo. La crescente burocratizzazione è andata di pari passo con la minore efficacia degli interventi preventivi rispetto al passato.

Anche il Ministero della salute, rappresentato al Convegno dal dr. Giancarlo Marano, è consapevole della difficoltà connesse a una attività ispettiva rappresentativa della realtà del lavoro. “La vigilanza va ripensata in termini di controllo per aumentare l'efficacia della prevenzione”, ha concluso Marano. Un'esigenza senz'altro condivisa da Fulvio D'Orsi, del Comitato PISLL delle Regioni, che suggerisce da un lato regole più chiare, controlli stringenti e sanzioni anche aspre per le autorizzazioni igienico-sanitarie di apertura di nuove attività, e dall'altro un vero lavoro comune fra medici del lavoro e medici dei servizi.

Rimettere al centro la medicina del lavoro

Al Convegno è intervenuto anche l'ex ministro dell'Ambiente Corrado Clini, egli stesso medico del lavoro e socio onorario SIMLII, che ha ricordato la figura di Duilio Casula, per molti anni presidente della Società scientifica e alla cui memoria è dedicata questa Giornata Nazionale. “La speranza degli anni in cui persone come Casula e Foà hanno operato era di migliorare la salute dei lavoratori e dell'intera popolazione modificando gli stessi processi produttivi, come è avvenuto a Porto Marghera con la grande inchiesta sul cloruro di vinile monomero. Purtroppo progressivamente la medicina del lavoro è stata fagocitata dalla parte ispettiva, come se la sua attività si potesse ridurre solamente a compiti di polizia giudiziaria”.

L'obiettivo è di riportare la medicina del lavoro al centro della ricerca scientifica e delle strategie rivolte allo sviluppo “sano e sostenibile”, come la SIMLII ha cominciato a fare in questi ultimi anni.

Formare tutti i medici alla prevenzione sul lavoro

La medicina del lavoro va sicuramente messa al centro dell'attenzione di tutti i medici, magari – come ha proposto al Convegno il rappresentate di FNOMCEO Raimondo Ibba – rendendo obbligatori anche i temi della medicina del lavoro nei percorsi formativi ECM per tutti i medici e, soprattutto, per i medici di Medicina Generale, spesso non sufficientemente edotti sui rapporti di causa-effetto dei fattori di rischio presenti negli ambienti di lavoro per la possibile insorgenza di malattie correlate al lavoro o di vere e proprie malattie professionali.

“Consapevoli delle carenze attuali della medicina del lavoro, abbiamo puntato sulla produzione di nuove linee guida informate ai migliori standard internazionali, e alla loro diffusione ai medici attraverso un programma di formazione a distanza che ha già erogato 35mila crediti ECM” ha spiegato Pietro Apostoli.

Terzietà e indipendenza del medico del lavoro

Il medico del lavoro, però, rappresenta oggi la figura più debole di questo sistema della prevenzione e risente di un ruolo ancora tropo subordinato al datore di lavoro. Le responsabilità vanno attribuite in modo equilibrato fra le varie figure che si occupano di prevenzione, questo il pensiero di molti degli intervenuti, fra cui Giorgio Di Leone, presidente della SNOP. Per questo la SIMLII ribadisce la naturale terzietà del “medico competente”, la sua funzione pubblicistica e la figura di consulente globale che può svolgere in azienda e, anche, fuori dai luoghi di produzione, visto che la medicina del lavoro ha sviluppato le metodologie per intervenire anche nella valutazione del danno ambientale. Il caso dell'ILVA di Taranto è paradigmatico di questa situazione: tutta l'azione politica e legale si è concentrata sugli studi epidemiologici condotti sulla popolazione, di fatto ignorando la condizione dei lavoratori direttamente esposti agli agenti di rischio chimici invocati per il presunto danno alla salute dei residenti nei quartieri più vicini al sito industriale.

“Ma la nostra ambizione non si ferma qui” ha continuato Pietro Apostoli. “Vogliamo vedere da qui a pochi anni riconosciuta la figura del medico del lavoro come consulente globale delle aziende: dalla scelta dei materiali, ai modelli gestionali, alle scelte organizzative”.

La Giornata si è conclusa con l'impegno di tutti gli intervenuti a rivedersi alla prossima edizione, il 1° ottobre del 2014.

(dati INAIL)*

  • Infortuni (2012): 657.000 (- 9% rispetto al 2011) – di cui circa 100.000 avvenuti fuori azienda dura te l'uso di mezzi di trasporto.
  • morti (2012): 824 (- 8% rispetto al 2011)
  • malattie (2012): 46.000 (1.000 in meno rispetto al 2011, ma + 53% rispetto al quinquennio precedente)
  • giorni di inattività temporanea (2012): 12.000.000
  • costi sociali delle malattie professionali (2012): 30 miliardi euro.
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