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Meno uragani ma più violenti

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Lo dice un modello matematico elaborato dagli esperti del governo statunitense: a causa dei cambiamenti climatici il ventunesimo secolo vedrà sulle coste atlantiche un minor numero di uragani, che però saranno sempre più violenti e distruttivi. La previsione sembra essere più attendibile rispetto a studi precedenti perché utilizza un nuovo metodo, detto "di doppio ridimensionamento". I modelli sui cambiamenti globali del clima hanno infatti un livello di risoluzione troppo basso per dare informazioni precise sugli uragani, soprattutto quelli più distruttivi. Al contrario, quelli ad alta risoluzione utilizzati dal National Weather Service statunitense per seguire la formazione e il movimento di questi eventi non riescono a simulare i cambiamenti dovuti al riscaldamento globale.

Morris Bender e i suoi colleghi del National Oceanic and Atmospheric Administration's Geophysical Fluid Dynamics Laboratory di Princeton, nel New Jersey, sono partiti dalla previsione sulle condizioni atmosferiche e oceaniche che si realizzeranno entro la fine del secolo secondo 18 modelli climatici globali; calandolo nella realtà del nord Atlantico il numero degli uragani che si potrebbero verificare nei prossimi decenni scende del 18 per cento. Ma un secondo approfondimento, che permette di entrare nel dettaglio della loro intensità, mostra che il numero di quelli di categoria 4 e 5 circa raddoppierà e quello degli eventi ancora più violenti potrà più che triplicare.

Science 2010; 327: 454

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faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

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