fbpx Le rughe della Luna | Scienza in rete

Le rughe della Luna

Primary tabs

Read time: 2 mins

Immagini della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) indicano che numerose scarpate presenti sulla superficie lunare sono una diretta conseguenza del raffreddamento del nostro satellite.

L'esistenza di questi particolari gradoni – gli addetti ai lavori parlano di scarpate lobate – era già nota grazie alle riprese delle ultime missioni Apollo negli anni Ottanta, ma la settantina di strutture allora individuate si trovano tutte in prossimità della fascia equatoriale della Luna. Recentemente, però, la sonda LRO ne ha individuate altre 14 distribuite un po' su tutta la superficie lunare, confermando dunque che si tratta di tracce lasciate da processi geologici che hanno interessato tutta la Luna. Secondo gli astronomi sarebbero la conseguenza del raffreddamento del nostro satellite e della conseguente diminuzione del suo volume, processo che inevitabilmente ha costretto la crosta superficiale a corrugarsi e fratturarsi per adeguarsi alle nuove misure.

In uno studio pubblicato su Science, Thomas Watters (Smithsonian Institution) e i suoi collaboratori sostengono che le scarpate individuate da LRO si sono formate meno di un miliardo di anni fa, il che – secondo la scala di datazione planetaria – le rende strutture piuttosto recenti. Le ridotte dimensioni delle scarpate, inoltre, farebbero pensare che il raffreddamento non sarebbe stato un processo così drammatico. Un chiaro indizio a favore dell'idea che la Luna primordiale non fosse un corpo completamente fuso, ma composto da un nucleo più freddo avvolto da un oceano di magma.

ScienceNow - NASA LRO

Autori: 
Sezioni: 
Astronomia

prossimo articolo

Pubblicare in medicina: un libro sui problemi (e le possibili soluzioni) dell'editoria scientifica

Un’industria ipertrofica cresciuta a spese dei meccanismi di produzione culturale della scienza. Un’industria dai profitti enormi e senza margini di rischio, capace di farsi credere indispensabile da chi la ingrassa credendo di non avere alternative. Il libro di Luca De Fiore, documentatissimo e spietato, procede per quattordici capitoli così, con un’analisi di rara lucidità sui meccanismi del, come recita lo stesso titolo, Sul pubblicare in medicina. Con il quindicesimo capitolo si rialza la testa e si intravede qualche possibile via d’uscita. Non facile, ma meritevole di essere considerata con attenzione soprattutto da chi, come ricercatore, passa la vita a “pubblicare in medicina”, o a cercare di.

A spanne il problema lo conosciamo tutti. Per fare carriera, un ricercatore ha bisogno di pubblicazioni. Le pubblicazioni, per definizione, devono essere pubblicate, e a pubblicarle sono le riviste scientifiche. Ma siccome, dicevamo, il ricercatore ha bisogno di pubblicare, i suoi articoli li regala alla rivista, anzi li manda speranzoso di vederli in pagina.