Più sicurezza, grazie alla riforestazione. Secondo un recente studio del World Resources Institute (WRI), oltre due miliardi di ettari nel mondo, un'area più grande del Sud America, sono disponibili per opere di restauro forestale. Di questi, un miliardo e mezzo sarebbero adatti per interventi a mosaico, mezzo miliardo di ettari, invece, sono la superficie disponibile per la realizzazione su grandi estensioni di foreste chiuse per la produzione legnosa.
In Italia, gli ettari disponibili per la piantumazione di nuovi alberi sono circa 9,5 milioni. In tutto, si tratta di quasi un terzo del territorio nazionale: un milione di ettari sono adatti a realizzare foreste chiuse, altri 8,5 milioni, invece, per azioni di restauro a mosaico, in cui le foreste sono integrate in altre destinazioni d’uso del territorio, comprese quelle agricole, urbana e industriale.
Per lungo tempo considerate quasi esclusivamente per la loro capacità di offrire legname (per il settore industriale e per fini energetici) ma anche funghi, frutti di bosco, resine, aromi e medicinali, le foreste vengono oggi studiate anche per la loro capacità di fornire una serie di beni e servizi ecosistemici. Tra questi, la regolazione delle risorse idriche, il contenimento dell'erosione, l’infiltrazione delle acque e la funzione di ritenzione, riducendo i rischi di repentini eventi di piena, la regolazione del clima locale, la mitigazione dei cambiamenti climatici nonché la tutela di valori spirituali, storici, didattico-scientifici, ricreativi e turistici.
Il ritmo di deforestazione e degradazione delle foreste globali rimane, tuttavia, allarmante. Attualmente, la superficie forestale globale (quasi 4 miliardi di ettari, pari al 30% della superficie territoriale mondiale) si sta restringendo al ritmo di 13 milioni di ettari all'anno, principalmente a causa del cambiamento di uso del territorio nei tropici e in Oceania.
In questo contesto è nata l'esigenza di assegnare un valore economico ai servizi ecosistemici offerti dalle foreste e dagli ecosistemi naturali, un compito difficile e controverso. Spesso, infatti, gli economisti sono stati criticati per l’intenzione di mettere sulla natura una sorta di “etichetta del prezzo”. Eppure, in alcuni Paesi, come la Cina e l’India, i governi guardano al restauro forestale non solo come strumento per proteggere la biodiversità ma anche come investimento strategico per le loro economie.
Si pensi alla sola Italia: le foreste immagazzinano una quantità di carbonio pari a quella che viene emessa in atmosfera in 9 anni dal nostro Paese. Per effetto dell’aumento della superficie forestale e dell’incremento di biomassa per unità di superficie, ogni anno lo stoccaggio di carbonio nelle foreste cresce di circa 18 milioni di tonnellate, equivalenti a 65 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Questa quantità corrisponde a circa il 13% di quella emessa annualmente in atmosfera dal nostro Paese, attualmente pari a circa 490 milioni di tonnellate. Al prezzo attuale d’una tonnellata di anidride carbonica sul mercato delle quote europee delle emissioni di gas-serra (circa 8 euro), la capacità fissativa delle foreste italiane avrebbe Un valore di circa 520 milioni di euro l'anno.
