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La neve di Marte

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Sono ben quattro gli studi riguardanti le scoperte della sonda Phoenix, al lavoro da oltre tredici mesi sulla superficie di Marte, pubblicati sull'ultimo numero di Science. Il più curioso - e anche inatteso - riporta la possibilità che sul Pianeta rosso si possa assistere a vere e proprie nevicate.

A suggerire questa possibilità è il team guidato da James Whiteway (York University di Toronto) sulla base delle misurazioni effettuate con lo strumento LIDAR (Light Detection and Ranging), una apparecchiatura che emette impulsi laser verso gli strati più bassi dell'atmosfera di Marte e acquisisce informazione dal modo in cui la luce viene riflessa dalle nubi e dalle polveri.

Le rilevazioni non solo hanno messo in luce la presenza di nubi di vapore d'acqua molto simili ai cirri terrestri, ma anche la formazione di cristalli di ghiaccio destinati poi a precipitare verso il suolo nel corso della notte. Whiteway e i suoi collaboratori riferiscono di aver osservato queste nubi portatrici di neve ogni notte da quando su Marte, in seguito al passaggio dalla stagione estiva a quella invernale, la temperatura ha cominciato a diminuire. A rifornire le nubi ci penserebbe un efficiente meccanismo di convezione e di turbolenza, in grado di riportare in quota il vapore d'acqua originatosi dalla sublimazione diurna del ghiaccio precipitato al suolo.

Fonte: Science

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Astronomia

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parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

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