Cuore e polmoni seguono il ritmo della musica. Durante i crescendo o gli aumenti graduali di volume di un'opera lirica, soprattutto durante l'aria "Nessun dorma" della Turandot di Giacomo Puccini, si verifica una vasocostrizione cutanea, aumenta la frequenza cardiaca e sale la pressione arteriosa; anche l'ampiezza del respiro accompagna l'andamento della melodia. Lo ha dimostrato un ricercatore dell'Università di Pavia, che ha condotto la sua ricerca su 24 giovani di circa 25 anni, metà dei quali sono coristi esperti, mentre l'altra metà non ha particolare passione o conoscenza per la musica. «Oltre alla misurazione dei parametri cardiovascolari e respiratori» ha spiegato lo studioso italiano, «abbiamo chiesto ai partecipanti di valutare in una scala da uno a cinque il grado di emozione suscitato dalla musica e quanto era nuova o piacevole per loro». Ebbene, alle risposte misurate con l'elettrocardiogramma e gli altri strumenti non corrispondeva affatto un coinvolgimento emotivo, che in genere è risultato basso o assente. «Ora vogliamo ripetere l'esperimento su un gruppo di ultrasettantenni» promette Bernardi, «cimentandoli anche con pezzi di musica rock».
La musica nel cuore
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2025, l’anno dei ghiacciai: tra perdita del ghiaccio e futuro dell’acqua

Dalle Alpi all’Himalaya, i ghiacciai sono in ritiro in tutto il mondo. In occasione dell’Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai, abbiamo fatto un breve viaggio tra crisi idrica e strategie di adattamento, facendoci aiutare a capire i problemi più importanti da Leonardo Stucchi, ingegnere e ricercatore al Politecnico di Milano.
In copertina: la parete nord del Monte Disgrazia, una delle principali vette della Valtellina centrale. Crediti: Gaggi Luca 76/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY SA 3.0
Il 2025 è stato proclamato dall’UNESCO Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai; è un invito a riflettere su una delle crisi più silenziose ma devastanti del nostro tempo: il collasso della criosfera, quella estesa porzione del sistema terrestre composta da ghiacci continentali e marini. Le Alpi, cuore idrico del continente europeo, sono uno dei laboratori naturali più evidenti per osservare gli effetti del riscaldamento globale.