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Il primo paziente guarito?

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Dopo più di tre anni e mezzo dal trapianto di cellule staminali che fece sparire i segni dell’infezione da HIV in un malato di AIDS colpito da leucemia mieloide acuta, l’effetto della cura continua.

Anzi, i ricercatori dell’Ospedale Charitè di Berlino che effettuarono allora l’intervento, hanno verificato che a distanza di tanto tempo, nonostante l’interruzione della terapia antivirale, gli anticorpi contro il virus sono in continua discesa e non è stato possibile trovare particelle virali in diversi campioni di sangue e di tessuti. Ma soprattutto i linfociti T CD4+ del donatore hanno soppiantato quelli dell’ospite, raggiungendo in un paio d’anni i livelli normali di una persona sana della stessa età e ricostituendo così le difese immunitarie del malato, compromesse dalla malattia.

Allers K et. Evidence for the cure of HIV infection by CCR532/32 stem cell transplantation. December 8, 2010; DOI 10.1182/blood-2010-09-309591 (link)

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AIDS

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Uno studio pubblicato su Behavioral Sciences mette in discussione l’idea di un cervello rigidamente “maschile” o “femminile”, proponendo una lettura basata sulla complessità delle reti neurali: le differenze legate al sesso biologico, spiega l'autore, esistono ma si sovrappongono ampiamente, mentre il genere lascia tracce più diffuse, legate a emozioni e cognizione sociale. L’identità emerge così come il risultato dinamico di biologia, esperienza e contesto culturale.

Un anno fa, su queste pagine, si raccontava di uno studio che aveva fatto molto discutere: in quasi cinquemila preadolescenti, sesso biologico e genere sembravano lasciare “impronte” in reti neurali in parte diverse, suggerendo che ciò che chiamiamo sesso e ciò che chiamiamo genere non coincidono neppure nel cervello.