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Il riscaldamento globale minaccia le grandi città sulla costa orientale degli Stati Uniti più di quanto si potesse pensare: se infatti l'aumento delle temperature continuerà con il ritmo attuale, entro il 2100 si potrebbe annullare il fenomeno dovuto alle correnti per cui a nord il livello dell'Oceano Atlantico è più basso rispetto alle coste del Pacifico.

Il riscaldamento globale minaccia le grandi città sulla costa orientale degli Stati Uniti più di quanto si potesse pensare: se infatti l'aumento delle temperature continuerà con il ritmo attuale, entro il 2100 si potrebbe annullare il fenomeno dovuto alle correnti per cui a nord il livello dell'Oceano Atlantico è più basso rispetto alle coste del Pacifico. Uno studio del National Center for Atmospheric Research (NCAR) pubblicato oggi dimostra che l'effetto potrebbe essere maggiore di quello previsto da studi precedenti, che non avevano tenuto conto dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia: considerato anche questo, gli esperti calcolano che nel prossimo secolo l'innalzamento del livello dell'Oceano Atlantico settentrionale potrebbe superare di almeno 10 cm nelle zone più densamente popolate e addirittura di 30-50 cm più a nord quello che si prevede in altre zone.

Geophys Res Lett 2009; 36: L10707 doi:10.1029/2009GL037998

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faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).

È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.

Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.