Alfonso Maria Liquori (1926 - 2000) ha rappresentato una delle personalità più poliedriche fra gli scienziati che operarono a Napoli nei primi anni ’60 del secolo scorso, lasciando un profondo segno nella storia della Chimica.
Egli aveva intuito subito le nuove prospettive che si aprivano dopo la guerra nel panorama scientifico internazionale e appena laureato si era recato a studiare presso gli ambienti d’avanguardia americani e inglesi. Già Ordinario di Chimica Generale a Bari, fu chiamato nel 1960 alla cattedra di Chimica Fisica di Napoli.
Pietre angolari del suo agire erano la interdisciplinarità, il cosmopolitismo e la visione umanistica della scienza.
Egli, assieme a Nicolaus, chiamò un gruppo di prestigiosi colleghi come Corradini, Liberti, Ballio e Mangoni.
A Napoli operavano i fisici Caianiello, creatore della scuola di Cibernetica all’avanguardia in Europa, e Pancini, autore dei primi studi sui raggi cosmici.. Con essi Liquori favorì l’arrivo di Buzzati-Traverso che fondò il Laboratorio Internazionale di Genetica e Biofisica. Questi scienziati crearono in quegli anni un clima di rinnovamento e di risveglio culturale, nel generoso tentativo di influenzare il futuro della Città: infatti promossero l’istituzione dell’Area di Ricerca del CNR e il rilancio della Stazione Zoologica con la chiamata di Monroy. Questo libro vuol essere una testimonianza del contributo determinante dato da Liquori agli eventi di quel periodo, tra cui la fondazione dell’EMBO, concretizzatasi a Ravello nel 1963. Quivi fu eletto un Executive Council di 15 membri con Presidente Perutz e con Liquori e Buzzati-Traverso come rappresentanti italiani.
Gli autori hanno voluto pubblicare questo libro a 50 anni dalla assegnazione del Premio Nobel a Ziegler e Natta. Con Natta e i suoi allievi Liquori collaborò per la formazione del Centro Nazionale di Chimica delle Macromolecole, con due delle otto Sezioni collocate a Napoli e dirette rispettivamente dallo stesso Liquori e da Paolo Corradini.
Nel 2013 il CNR compie i 90 anni. Il capitolo 1 è dedicato a delineare il clima entusiasmante che si sviluppò a Napoli negli anni ’60 e le resistenze che quel gruppo di docenti innovatori trovò nell’Accademia e nella politica cittadina, malgrado l’impegno del CNR. I capitoli 2, 3 e 4 sono rispettivamente dedicati alle figure di Liquori, Caianiello, Buzzati-Traverso, Monroy e al loro operare, che fece sì che Napoli diventasse un polo di attrazione internazionale con periodiche visite di premi Nobel e scienziati di altissimo livello. Questi capitoli descrivono l’idea di quel gruppo di creare una società della conoscenza che consentisse anche un rifiorire socio-economico della città e della regione. Ma descrive anche la rapida parabola discendente di quel sogno, man mano che le difficoltà impedivano il decollo del progetto. Il capitolo 5 analizza come una classe dirigente, compromessa con il fascismo, fosse stata capace di riciclarsi e di creare i presupposti per una ripresa dell’Italia post bellica. In questo ambito viene messo a fuoco la politica di sviluppo del Meridione attraverso la Cassa del Mezzogiorno e la Svimez. Nonché l’avvio della politica nucleare italiana con la fondazione del CNRN e poi del CNEN e del Centro di Ispra.
Il capitolo 6 descrive invece le origini del movimento universitario napoletano e le ragione del suo contrasto sia con la vecchia accademia, sia con il gruppo dei rinnovatori, nel quadro della battaglia per la riforma e la democratizzazione dell’università.
Nelle conclusioni è infine riportato il bilancio del lascito positivo di quel periodo con le attività attuali dei Dipartimenti delle Università campane e degli Istituti del CNR sorti in quell’epoca
Il risveglio scientifico a Napoli negli anni '60
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Lo squinternato teorema di Rampini contro gli scienziati-sacerdoti

Cinque scienziati del Gruppo 2003 rispondono a un video del giornalista Federico Rampini, che nella sua rubrica sul sito del Corriere della sera ha commentato il ritiro di una pubblicazione scientifica sulle conseguenze economiche dei cambiamenti climatici dalla rivista Nature attribuendolo al comportamento di scienziati ideologizzati, che pubblicherebbero "dati falsi truccati" pur di rieducare l'umanità. Ma non è così: l'articolo non è stato ritirato dalla rivista, ma dagli autori stessi, che si sono accorti di alcuni errori nel loro studio e li hanno spiegati con chiarezza. Non è un caso di dati manipolati, ma al contrario di correttezza scientifica. Crediti immagine: Chris Gallagher/Unsplash
Da tempo il noto giornalista Federico Rampini cura una rubrica sul Corriere della sera online intitolata Oriente Occidente, dove pubblica brevi video in cui, inquadrato in primo piano, discute di vari argomenti di attualità. Il 10 dicembre scorso ha pubblicato nella rubrica un video intitolato “Cosa insegna lo scandalo della rivista Nature”. Le parole contenute nel video possono essere commentate in vari modi.
