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Sindone. Storia e leggenda di una reliquia controversa

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C’è chi ha ricercato sulla Sindone residue tracce della resurrezione, c’è chi ha individuato i segni di un intenso campo elettrostatico, c’è una cantante lirica (che sostiene di essere stata rapita più volte dagli alieni) che ritiene che il disegno del corpo umano sia l’effetto di un’onda sismica sulla stoffa imbevuta di aloe e mirra (e sostiene di aver ricreato lo stesso effetto nella propria cantina), c’e chi pensa un fenomeno di ionizzazione ambientale che ha fissato i contorni del corpo (e afferma che lo stesso fenomeno si verifica a Medjugorje quando appare la Madonna). 
Invece August Accetta ritiene che l’immagine sia dovuta a un’energia scaturita dall’interno del corpo: per dimostrare la propria teoria si è sottoposto a un procedimento scintigrafico dopo essersi iniettato del tecnezio-99 metastabile. Giuseppe Baldacchini invece afferma che il corpo di Gesù sparì dalla sindone a seguito di un incontro tra materia e antimateria che ha provocato una emissione superfluorescente, in pratica un piccolo Big Bang.
Poi c’è anche Valery Shalatonin, scienziato bielorusso, che si è dedicato alle proprietà biodinamiche della sindone, ponendo dei vasetti con semi di grano a distanza non della sindone, ma di una sua copia fotostatica: ebbene, la copia era sufficiente per far crescere più vigorose le pianticelle più vicine. Tutti costoro e molti altri esponenti del Centro internazionale di sindonologia (la scienza che studia la sindone), sono stati invitati dall’Enea a partecipare a un convegno, utilizzando in questo modo soldi della collettività.
A seguito di questo convegno, l’Osservatore Romano ha scritto: le ricerche dell’Enea hanno ulteriormente indebolito i risultati scaturiti dagli esami condotto con il carbonio 14: si tratta di sette diversi test compiuti da sette diversi centri universitari collocati in vari paesi che hanno concordemente concluso che il telo risale al XIV secolo. Il dato scientifico è confermato anche dalla ricostruzione  storica esposta da Nicolotti.

Dalla sua comparsa nel XIV secolo in un piccolo villaggio in Francia (insieme a diecine di altre sindoni, intere o in brani, che si diffondono per l’Europa nello stesso periodo), alla sua appropriazione da parte dei Savoia che la trasformano nel simbolo della potenza del loro casato, alla più che probabile distruzione dell’”originale” in un incendio allorché già si trovava a Chambery, all’affermarsi della credenza che essa avrebbe avvolto il corpo di Gesù con acrobatici tentativi per coprire il “buco” di 1300 anni durante i quali nessuno aveva mai parlato della sindone).
Se volete sapere tutti gli inganni, le falsificazioni, le frodi messe in campo per sostenere l’autenticità della sindone, questo è il testo da leggere.


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La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.