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Anche il sistema di imprese è stato chiamato a dare il proprio contributo a Rio+20, e lo ha  fatto commentando la Bozza Zero. Le proposte delle imprese possono essere riassunte in quello che, a loro giudizio, è un elemento fondamentale: stabilire un insieme di regole chiaro e flessibile, che dovrà agire insieme a sistemi legislativi volontari stabiliti dai diversi governi. Esse, inoltre, vedono con favore partnership con i governi stessi o altri stakeholder – soggetti portatori di interessi nel settore –, soprattutto “tramite investimenti che conducano alla prossima generazione di prodotti e servizi nella Green Economy”.

Più in dettaglio, i punti principali su cui si è posto l'accento sono i seguenti:

  • Le imprese concordano nel ritenere la lotta alla povertà un punto fondamentale. Esse raccomandano una ulteriori accelerazione negli sforzi per questioni essenziali come quelle relative ad acqua, impianti sanitari, risorse, efficienza energetica, accesso al cibo e a energia sostenibile per tutti;
  • Le imprese hanno sottolineato di “apprezzare gli sforzi mirati a questioni economiche di base nella Bozza Zero”. Nel documento, in particolare, si fa riferimento a concetti come la libertà di commercio e investimento, la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e dello stato di diritto, ritenuti “chiave per il successo”. Viene inoltre ribadita l'importanza di una buona governance, della lotta alla corruzione, del mantenimento della sicurezza e della pace come requisiti “indispensabili per lo sviluppo di prodotti, pratiche e servizi sostenibili”;
  • Le imprese chiedono chiedono di porre maggiore enfasi sulle innovazioni e gli investimenti in scienza e tecnologia. Esse vedono positivamente, per definire le politiche in favore dello sviluppo sostenibile, un maggiore ricorso a basi scientifiche, così come alcuni obbiettivi specifici: educazione, formazione, un accento sul ruolo delle donne, considerati pietre angolari per la sostenibilità del futuro;
  • Nella Bozza Zero viene indicata la necessità di sviluppare misure e indicatori alternativi al PIL per supportare il concetto di Green Economy. Rispetto a questo, le imprese chiedono ai governi di “riconoscere esplicitamente che alcune informazioni proprietarie debbano essere escluse dalla divulgazione”. Lo stesso, si legge nel documento, dovrebbe avvenire per tutti quei dati che – se rivelati – ridurrebbero in maniera significativa gli incentivi per le imprese a innovare e sviluppare prodotti e tecnologie all'avanguardia.

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Superdiffusore: il Lancet ricostruisce la storia di una parola che ha avuto molti significati

Un cerchio tutto formato di capocchie di spillo bianche con al centro un disco tutto formato da capocchie di spillo rosse

“Superdiffusore”. Un termine che in seguito all’epidemia di Covid abbiamo imparato a conoscere tutti. Ma da dove nasce e che cosa significa esattamente? La risposta è meno facile di quello che potrebbe sembrare. Una Historical review pubblicata sul Lancet nell’ottobre scorso ha ripercorso l’articolata storia del termine super diffusore (super spreader), esaminando i diversi contesti in cui si è affermato nella comunicazione su argomenti medici e riflettendo sulla sua natura e sul suo significato. Crediti immagine: DALL-E by ChatGPT 

L’autorevole vocabolario Treccani definisca il termine superdiffusore in maniera univoca: “in caso di epidemia, persona che trasmette il virus a un numero più alto di individui rispetto alle altre”. Un recente articolo del Lancet elenca almeno quattro significati del termine, ormai familiare anche tra il grande pubblico: