Tutto fa pensare a un nuovo “caso di Bella”. Guidata dalla Stem Cell Research Italy (Scr Italy) è la comunità scientifica internazionale delle “cellule bambine” ad alzare gli scudi contro il cosiddetto decreto Stamina. “Usano i pazienti come cavie”, afferma senza mezzi termini Umberto Galderisi, docente di Biologia molecolare alla Seconda Università di Napoli e presidente di Scr. “È la politica che decide cosa è scienza e cosa non lo è, cose del genere" - aggiunge Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute of cancer and molecular medicine di Philadelphia – "In America non sarebbero mai accaduto, tanto è vero che qui si sta mobilitando tutta la comunità scientifica in sostegno del nostro appello”.
Giordano è il presidente onorario di Scr Italy, l’associazione che alla vigilia dell’approvazione del decreto aveva messo in guardia i politici dall’“esporre i malati dai rischi notevoli di sfruttamento e facile manipolazione mediatica”. Un appello condiviso dalla Iplass International Placenta Stem Cell Society e da un gruppo di 13 specialisti internazionali del settore in un articolo pubblicato su Embo Journal. Oggi, all’indomani dell’approvazione del testo le cose non cambiano. Anzi cresce l’amarezza.
Nonostante alcuni “ragionevoli accorgimenti”, per esempio l’obbligo di utilizzo dei medicinali solo in strutture pubbliche, il giudizio rimane fortemente negativo. “È un fallimento della scienza. Dovrebbero essere i medici a dare indicazioni sulla salute dei pazienti e non i legislatori, siamo nel bel mezzo di un cortocircuito - osserva Galderisi - che ci porta fuori dal mondo occidentale. Finiremo coi pazienti che andranno dal medico accompagnati dai carabinieri per farsi prescrivere la cura che credono più efficace”.
Cosa prevede la legge
Approvato dal Senato con 259 sì, 2 no e 6 astenuti, il provvedimento “Stamina” ora è legge. Con l'ok al testo si consente a chi ha già iniziato le terapie con il metodo brevettato Davide Vannoni, psicologo all'Università di Verona e presidente della Stamina Foundation, che da mesi sta conducendo su alcuni bambini affetti da tumore una cura sperimentale presso gli “Spedali Civili” di Brescia. I dubbi nutriti dagli scienziati negli ultimi mesi, tra cui anche gli editorialisti di Nature, riguardano il carattere eminentemente empirico del trattamento clinico, totalmente privo finora di verifiche rigorose basate su protocolli scientifici. Intanto la legge appena approvata prevede che chi ha iniziato le terapie con il metodo Stamina potrà continuare, avviando una sperimentazione promossa dal ministero della Salute per la quale vengono stanziati fino a 3 milioni di euro. Le cellule staminali mesenchimali – al centro del discusso metodo – verranno trattate come farmaci e non secondo le regole dei trapianti, considerate meno rigide.
Si specula sulla speranza
“Stanno solo provando a limitare i danni – spiega Galderisi – perché di fatto si è dato il placet a un utilizzo dei pazienti come cavie. Siccome sono pazienti terminali, dicono, tanto vale provare. Ma in questo modo si specula sulla speranza, si compie un'azione scorretta, i malati terminali hanno bisogno di più tutela, non di meno tutela. Quando si va in una trasmissione televisiva con dei bambini malati, siamo di fronte a una specie di sconfitta”. Se una terapia manca di razionale scientifico, spiegano gli scienziati di Scr Italy, non può in alcun modo essere utilizzata in fase sperimentale sui pazienti. Ammesso e non concesso che ci siano dei primi esiti positivi, si tratta comunque di risultati ottenuti sperimentando un metodo di cui non si possiede adeguata nozione su degli esseri umani. “Che in questo modo diventano cavie”, ribadisce Giordano.