fbpx Pasta simbionte dagli effetti anti-infiammatori | Scienza in rete

Pasta simbionte dagli effetti anti-infiammatori

Primary tabs

 --

Tempo di lettura: 4 mins

Donato Angelino ha vinto il Premio giovani ricercatori edizione 2020 categoria Alimenti e nutrizione per il paper: "Glucose- and Lipid-Related Biomarkers Are Affected in Healthy Obese or Hyperglycemic Adults Consuming a Whole-Grain Pasta Enriched in Prebiotics and Probiotics: A 12-Week Randomized Controlled Trial", pubblicato su The Journal of Nutrition 2019.

Motivazione: Lavoro innovativo ed originale, primo studio nell'uomo ad utilizzare simbionti in un alimento cotto. Studio d'intervento, controllato per placebo, randomizzato e a lungo termine su soggetti sovrappeso ed obesi. Importanza del ruolo dell'alimento funzionale in soggetti con omeostasi alterata da ripristinare attraverso la dieta, concetto focale e fisiologico. Studio estremamente applicativo in “real life condition” con un alimento molto consumato come la pasta, contenente prebiotici e probiotici, in grado di esercitare effetti positivi anti-infiammatori e sul metabolismo in soggetti a maggior rischio cardiovascolare. Studio che rientra perfettamente nei criteri dell'EFSA per la validazione degli alimenti funzionali e con ricadute industriali e applicative molto probabili ed immediate.


La pasta è probabilmente l’alimento che maggiormente ci rappresenta nel mondo e – insieme a cereali, legumi, frutta e verdura – è alla base della Dieta Mediterranea, patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO. La pasta viene considerata un ottimo “staple food” – ossia alimento di base – perché contiene principalmente carboidrati complessi (amido), ha un indice glicemico medio-basso, migliorando la risposta glicemica post-prandiale e riducendo il rischio di patologie cardiovascolari. Essendo la pasta quotidianamente presente sulle tavole degli italiani, si presta benissimo al ruolo di “veicolo” di ingredienti funzionali per l’organismo.

In questo studio, per la prima volta, sono stati aggiunti nell’impasto della pasta un prebiotico (beta-glucani da orzo) – e un probiotico (Bacillus coagulans), trasformandola in un alimento simbionte in grado di modulare la flora microbica dell’intestino ed esercitare un’azione anti-infiammatoria ed immunomodulante. La vera innovazione di questa formulazione è l’aggiunta di un probiotico ad un prodotto che verrà cotto: l’utilizzo, per la prima volta, del Bacillus coagulans sotto forma di spora nell’impasto ha permesso al probiotico di sopravvivere alla cottura della pasta e alle varie barriere fisiologiche del tratto gastrointestinale, permettendogli di giungere a livello del colon, dove ha potuto espletare le sue funzioni biologiche. 

Gli effetti metabolici del consumo giornaliero della pasta simbionte – rispetto ad una pasta di controllo – sono stati valutati per 12 settimane su un gruppo di soggetti adulti, ma in uno stato di sovrappeso/obesità. L’ipotesi innovativa dello studio è legata alla capacità da parte di un alimento ad alto consumo come la pasta, in grado di modulare il metabolismo glicemico, di modulare anche la risposta infiammatoria/immunitaria dei soggetti grazie ai composti simbionti presenti nell’impasto. Non solo, ma è stato anche valutato come venisse modulato il microbiota, ossia l’insieme dei ceppi batterici che popolano il basso tratto gastrointestinale, il cui metabolismo influenza fortemente numerosi parametri metabolici, soprattutto quelli legati ai lipidi. Ulteriore forza dello studio è stata la scelta di non modificare le abitudini alimentari e lo stile di vita dei soggetti partecipanti allo studio, al fine di porsi in una condizione di “real life”, dove l’unica variabile fosse il consumo giornaliero della pasta simbionte.
I risultati non hanno mostrato differenze significative nei parametri considerati, né all’inizio dello studio né ai vari tempi di campionamento, quando è stata presa in esame tutta la popolazione. Tuttavia, focalizzandosi solamente sui soggetti con una maggiore alterazione metabolica, quali ad esempio gli obesi, i risultati hanno mostrato che, dopo 12 settimane di intervento, quei soggetti che avevano consumato la pasta simbionte avevano valori ematici di proteina-C-reattiva (un marker di infiammazione sistemico) e rapporti colesterolo-LDL/-HDL (marker di rischio cardiovascolare) significativamente più bassi rispetto ai soggetti obesi in intervento con pasta controllo. Inoltre, i soggetti iperglicemici che mangiavano pasta innovativa per 12 settimane avevano un valore significativamente più basso di resistina plasmatica (un nuovo marker di rischio cardiovascolare) rispetto alla pasta controllo. I risultati microbiologici hanno dimostrato che il Bacillus coagulans è arrivato vivo e vitale a livello del colon e si è osservato un aumento dell’abbondanza di ceppi microbici benefici. 

In conclusione, questo studio ha mostrato come l’utilizzo di un alimento altamente consumato come la pasta possa essere utilizzato come vettore di probiotici e prebiotici, amplificando lo spettro dei suoi effetti funzionali sul metabolismo glicemico, lipidico ed esercitando un’azione anti-infiammatoria. Effetto che si esplica preferenzialmente in soggetti caratterizzati da un’alterazione dell’omeostasi metabolica ed immunitaria, come i soggetti sovrappeso ed obesi, target preferenziale di ogni strategia di prevenzione delle malattie cardiovascolari. 

I risultati di questo studio suggeriscono l’importanza di utilizzare alimenti ad alto consumo, arricchiti di ulteriori composti funzionali, al fine di ottimizzare gli interventi nutrizionali di prevenzione cardiovascolare senza modificare drasticamente le abitudini alimentari dei soggetti, aumentando le probabilità di successo.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Ostacolare la scienza senza giovare agli animali: i divieti italiani alla sperimentazione

sagoma di macaco e cane

Divieto di usare gli animali per studi su xenotrapianti e sostanze d’abuso, divieto di allevare cani e primati per la sperimentazione. Sono norme aggiuntive rispetto a quanto previsto dalla Direttiva UE per la protezione degli animali usati a fini scientifici, inserite nella legge italiana ormai dieci anni fa. La recente proposta di abolizione di questi divieti, penalizzanti per la ricerca italiana, è stata ritirata dopo le proteste degli attivisti per i diritti degli animali, lasciando in sospeso un dibattito che tocca tanto l'avanzamento scientifico quanto i principi etici e che poco sembra avere a che fare con il benessere animale.

Da dieci anni, ormai, tre divieti pesano sul mondo della ricerca scientifica italiana. Divieti che non sembrano avere ragioni scientifiche, né etiche, e che la scorsa settimana avrebbero potuto essere definitivamente eliminati. Ma così non è stato: alla vigilia della votazione dell’emendamento, inserito del decreto Salva infrazioni, che ne avrebbe determinato l’abolizione, l’emendamento stesso è stato ritirato. La ragione?