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I ghiaccioli tossici di Taiwan

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Focalizzare l’attenzione sul contenuto più che sul sapore, sensibilizzare l’opinione pubblica, e soprattutto i più giovani, sulle problematiche legate all’inquinamento delle acque di Taiwan: è questo lo scopo dei ghiaccioli tossici.

Il progetto Polluted Water Popsicles nasce dall’idea di tre studenti della National Taiwan University of the Arts, che hanno voluto richiamare l'attenzione del pubblico sull'inquinamento delle acque con un gesto artistico. L’esposizione consiste in una serie di 100 ghiaccioli, conservati grazie a una resina poliestere, rappresentativi del tasso di inquinamento delle acque della Stato insulare asiatico. La materia prima utilizzata per i cibi da esposizione, infatti, è l’acqua raccolta da laghi, fiumi, spiagge e porti di 100 località di Taiwan che vede nell’acqua una delle sue principali fonti di ricchezza.

I gusti più accattivanti: arsenico, piombo, mercurio e altri materiali nocivi. Inoltre, guardando il ghiaccio con attenzione, è possibile identificare i rifiuti contenuti all'interno di ciascun pezzo esposto: particolato sospeso, tappi di bottiglia, latta, schegge di vetro e involucri plastici si riconoscono nelle congelate acque torbide.

I ghiaccioli dal colore sgargiante (verdi, viola, azzurri, gialli...) sono serviti su uno stecco che garantisce l’autentica tossicità del prodotto e sono accompagnati dalle relative confezioni. Anche il packaging infatti fa parte della provocazione: ogni invitante involucro è numerato e riporta il luogo in cui sono stati prelevati gli “ingredienti”.

L’idea è risultata vincente: le opere congelate sono state esposte al Taipei World Trade Center e il progetto, un mix di arte, design e attivismo, è stato nominato nella categoria Visual Communication Design per il Young Pin Design Award 2017, il premio che celebra prodotti e progetti innovativi creati per il mercato cinese.

Una scultura di Washed Ashore Project: come trasformare in arte la plastica che inquina oceani e vie fluviali.

Attraversando l’Oceano Pacifico, in Oregon meridionale, si trova una differente forma artistica che ha però analoghe intenzioni: con Washed Ashore Project, Angela Haseltine Pozzi promuove il rispetto del mare realizzando statue di animali marini con le materie plastiche recuperate dagli oceani.

Alimentazione. Ambiente. Arte. A volte, il cibo mostra il suo lato nascosto: non solo nutrimento, coltura, tradizione, ma la rivisitazione artistica di ciò che mangiamo può essere un valido alleato per promuovere e sensibilizzare la popolazione ad aver cura dell’ambiente.

 

 

 


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Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.