fbpx 03 - Stelle verdi | Scienza in rete

03 - Stelle verdi

Ormai gran parte degli avventori se n’erano andati e il cortiletto all’esterno del bar era ridiventato vivibile, consentendo di scambiare quattro chiacchiere senza esser costretti ad alzare la voce. Non era certo per l’ora tarda, ma il fatto che in un paese vicino fosse stata organizzata una “Festa della birra” - manco fossimo in Baviera - aveva contribuito alla grande a dirottare lì i più accaniti festaioli.
Si era già fatto buio e, grazie all’acquazzone del giorno prima, il cielo era particolarmente terso. Non dovendo combattere con quel velo lattiginoso perennemente steso sopra i cieli delle città dall’inquinamento luminoso, numerose stelline facevano capolino su quel nero velluto. Un altro punto a favore della campagna. Certo, è impensabile avvicinarsi agli spettacolari cieli di montagna, ma quando l’afa estiva concede un po’ di tregua, le cose non sono poi così tragiche.
Mi trovavo dunque a godermi il fresco con quattro amici. Davvero una ghiotta occasione per provare a buttar lì una pillola di astronomia. Se avevano resistito fino a quel momento ai richiami della “Festa della birra” voleva dire che proprio non avevano nessuna voglia di muoversi dal paese. Doveroso, pertanto, approfittare biecamente di questa falla nel loro sistema difensivo.
Esauriti gli argomenti di rito e giusto per togliere di torno quell’imbarazzante silenzio che rischia di stagnare per interminabili minuti, mi venne quasi spontaneo richiamare l’attenzione dei quattro amici sul colore delle stelle.



























Una fantasmagoria di colori.
Sono le stelle dell'ammasso NGC 6362,
distante circa 25 mila anni luce dal Sole,
catturate dal telescopio
spaziale Hubbel
(Photocredit: ESA/Hubble & NASA)

«Secondo voi, di che colore sono le stelle?»
Domanda facile facile. Non dovevo metterli sul chi va là. Dopotutto bastava guardare in su e cominciare a elencare ciò che si riusciva a vedere. Domanda talmente semplice che, dopo pochi istanti passati con il naso all’insù, il più impaziente dei quattro sbottò: «Ma ce ne sono di tutti i colori. Guardando solamente le più luminose, laggiù ce n’è una rossastra, qui sulla testa una bianca, là un’altra quasi azzurra…» Gli altri annuirono. Qualcuno, trionfante, aggiunse altri esempi chiamando in causa stelline talmente flebili, che riuscivo a malapena a scorgerle. Figurarsi a beccare il loro colore. Insomma, la domanda era talmente facile da sembrare stupida. Passò qualche attimo, dopo di che il più sveglio dei quattro, che mi conosceva molto bene e aveva intuito che sotto doveva esserci qualcosa, chiese:
«Dov’è la fregatura?»
«Nessuna fregatura» risposi «volevo semplicemente vedere se riuscivate a scoprire e indicarmi una stella verde.»
«Se è solo per questo…» i quattro ritornarono con il naso all’insù sperando di cavarsela in quattro e quattr’otto. Nulla da fare. Dopo cinque interminabili minuti decisi di por fine alle loro infruttuose ricerche.
«Inutile passare al setaccio il cielo, di stelle verdi non ce ne sono . Magari qualche alieno avrebbe da ridire su questa affermazione, ma per noi esseri umani la cosa non si discute.» L’aver tirato in ballo un ipotetico alieno era un vecchio trucco del mestiere. Quando fai affacciare ET puoi contare su un bonus di attenzione di almeno cinque minuti. Devi comunque stare attento a giocartelo bene e non troppo di frequente altrimenti gli ignari interlocutori mangiano la foglia e ti abbandonano senza pietà, te e i tuoi argomenti astronomici.
«Per la spiegazione della mancanza di stelle verdi bisogna chiamare in causa due meccanismi. Il primo è il modo in cui le stelle emettono la luce che noi vediamo. La cosa può sembrare curiosa, ma in fisica per indicare il modo in cui un oggetto caldo emette luce si parla di emissione di corpo nero. Questa emissione avviene sempre in tutti i colori, anche se il suo massimo cambia a seconda della temperatura delle stelle. Giusto per fare un esempio, il massimo per il Sole è proprio nel colore verde. Curioso, vero? La luce che ci arriva dalle stelle, dunque, è sempre un miscuglio di tutti i colori.» «E allora? Questo vale anche per il rosso e l'azzurro» intervenne prontamente il più sveglio dei quattro «e invece noi quei colori li vediamo.»
«Qui entra in gioco il secondo meccanismo, cioè il modo con cui noi percepiamo i colori. Questo compito, nel nostro occhio, è affidato a particolari cellule chiamate coni. Sono di tre tipi, ognuno dei quali è sensibile a un solo colore. Sono cioè in grado di leggere il rosso, il blu e il verde. Quando vengono attivati tutti si ha la percezione della luce bianca. Una stella più fredda del Sole emette luce nell'infrarosso e noi riusciamo a percepire la coda di quell'emissione nel rosso, come pure se è molto più calda e il massimo della sua emissione è nell'ultravioletto noi leggiamo la sua coda nel blu. Nelle situazioni intermedie rileviamo un miscuglio di colori e vediamo il bianco. Al massimo riusciamo a cogliere alcune differenze di sfumature se ci capita di poter osservare due stelle di diverso colore vicine tra loro...»
«Ecco cosa c'entra ET» mi interruppe il mio diretto interlocutore «Se il suo occhio ha cellule sensibili a differenti colori potrebbe anche riuscire a vedere il verde.» Disastro. L'affermazione era correttissima, ma aveva inesorabilmente neutralizzato ET e il bonus di attenzione rischiava di esaurirsi vertiginosamente. Nonostante ciò, azzardai un'ultima considerazione:
«Hai detto bene. Però ET finirebbe col perdersi qualche altro colore. Il verde è proprio nel mezzo di quella che noi chiamiamo luce visibile. Dopotutto è proprio lì che il Sole ha il suo massimo di emissione e milioni e milioni d'anni di evoluzione non potevano non tenerne conto per ottimizzare il meccanismo della visione…»
Niente da fare, ormai il bonus di ET era proprio esaurito. Me ne accorsi perché gli altri tre erano alle prese con un problema ben più cruciale degli occhi di ET. Stavano infatti discutendo su chi avrebbe dovuto fare da autista per andare alla “Festa della birra”. Approfittai, vigliaccamente, dell'animata discussione per far perdere le mie tracce. Anche se sapevo che non me l'avrebbero perdonato e prima o poi avrei dovuto pagare le decime.

Italiano
Read time: 5 mins