Qualcuno lo ha già definito il New Deal della scienza degli Stati Uniti d’America. Con un presidente, Barack Obama, che appena eletto ha annunciato di voler «rimettere la scienza al posto cui ha diritto» e che, appena insediato, ha mantenuto la promessa, aumentando gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo (R&S) di 21,5 miliardi di dollari. Un’iniezione di denaro che per quantità non ha precedenti nella storia pur ricca del sistema di ricerca pubblico americano. Che rappresenta non solo il 2,7% del mastodontico pacchetto di investimenti da 787 miliardi messo a punto dalla Casa Bianca per contrastare la grande crisi economica in atto.
Barack Obama punta sulla scienza – in primo luogo sulla scienza di base o curiosity-driven – perché, come ha scritto Elias A. Zerhouni, direttore uscente dei National Institutes of Health, in un editoriale pubblicato su Science lo scorso 20 febbraio 2009, «gli investimenti in ricerca e sviluppo sono la migliore garanzia per il nostro futuro economico». Gli Stati Uniti sono i leader mondiali dell’economia della conoscenza, da almeno sessant’anni fondano sulla ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico questa leadership (Tabella 1) e anche in questa fase storica vedono nel New Deal della scienza la base fondante del New Deal dell’economia.
I 21,5 miliardi di investimenti nuovi e aggiuntivi da spendere in due anni decisi da Barack Obama e persino rafforzati dal Congresso sono superiori all’intera spesa italiana in R&S (pubblica e privata) e costituiscono un incremento pari al 20% della spesa pubblica americana che, con i suoi circa 100 miliardi di dollari, è di gran lunga la più grande al mondo.
Nello specifico i nuovi fondi saranno così ripartiti: 10 miliardi da spendere entro i due prossimi anni fiscali andranno ai National Institutes of Health (NIH). Un aumento enorme, se si considera che il budget complessivo dell’agenzia federale che coordina la ricerca pubblica in biomedicina ammonta a 30 miliardi di dollari. In particolare: 8,2 miliardi di dollari dovranno essere investiti in ricerca; 0,5 miliardi nell’ammodernamento dei laboratori; 1,3 miliardi per nuove strutture e strumenti.
Alla National Science Foundation andranno 3 miliardi nuovi e aggiuntivi, sempre spalmati in due anni, che si aggiungono a un budget consolidato annuo di 6 miliardi di dollari. In pratica un aumento, senza precedenti, del 25% dei fondi a disposizione dell’agenzia federale che finanzia la ricerca pubblica nella gran parte delle discipline diverse dalla biomedicina. 2 miliardi andranno per finanziare nuove ricerche; 0,9 miliardi per le infrastrutture;, 0,1 miliardi per nuovi progetti educativi.
Anche l’Office of Science del Department of Energy (DOE), vedrà aumentare notevolmente la propria dotazione: di 1,6 miliardi, a fronte di un budget consolidato di 4 miliardi anni (un aumento su base annua del 20%). Il Dipartimento dell’energia ha come Segretario (l’equivalente di un nostro ministro), il premio Nobel per la fisica Steven Chu (vedi articolo Gli scienziati di Obama) e ha un ruolo decisivo per lo sviluppo della nuova politica energetica decisa dall’Amministrazione. Per potenziare questa politica il Congresso ha deciso di aggiungere al «pacchetto Obama» una dotazione di 0,4 miliardi per l’Advanced Research Projects Agency for Energy.
Anche la Nasa, l’agenzia spaziale, vedrà aumentato il suo budget: di un miliardo secco, che si aggiunge ai 17 miliardi della dotazione ordinaria. Il Congresso ha posto questi vincoli ai nuovi investimenti: 0,4 miliardi dovranno andare allo sviluppi di nuovi supercomputer e allo studio della Terra; 0,15 miliardi allo sviluppo aeronautico; 0,4 miliardi allo sviluppo di nuovi lanciatori.
Secondo Elias A. Zerhouni negli anni scorsi per ogni miliardo di dollari di diminuzione di investimenti, hanno perso lavoro nel settore pubblica della ricerca biomedica da 6.000 a 9.000 persone. È, dunque, lecito aspettarsi che con oltre 10 miliardi di investimenti aggiuntivi in ciascuno dei prossimi due anni possano trovare lavoro da 60.000 a 100.000 ricercatori nel sistema di ricerca degli Stati Uniti.
Una grande boccata di ossigeno. Se si considera la crisi che attraversa il sistema universitario degli Stati Uniti: si calcola, infatti, che negli ultimi due anni le 75 maggiori università americane, largamente finanziate con fondi privati, abbiano visto diminuire le entrate complessive di una cifra compresa tra 75 e 100 miliardi di dollari sui 300 complessivi del 2007. E quindi abbiano perduto dal 25% al 30% dei loro introiti. Nel 2009 si prevede che le donazioni diminuiscano di una quantità compresa tra 7 e 10 miliardi di dollari.
La massiccia iniezione di fondi per la ricerca voluta da Barack Obama e approvata dal Congresso non serve solo a difendere un settore, sia pure strategico. L’Amministrazione confida che gli «investimenti in conoscenza» servano come volano dell’intera economia. Perché ritiene che il futuro degli Stati Uniti sia nel riaffermazione della leadership nell’economia della conoscenza. Per questo ai 21,5 miliardi per la ricerca scientifica Barack ha aggiunto 80 miliardi di dollari di investimenti per l’educazione. Complessivamente la nuova Amministrazione di Barack Obama investirà nei prossimi due anni oltre 100 miliardi di dollari nel «pacchetto conoscenza». Mai il mondo aveva conosciuto un investimento così grande in ricerca e in formazione.
La scienza USA in cifre (R&D Magazine e OECD)
% sul totale mondiale | ||
Pil (anno 2007, in miliardi di dollari) | 13844 | 25,3 |
Spesa in R&S (anno 2007, in miliardi di dollari) | 362,7 | 34,3 |
Spesa in R&S/Pil (in%) | 2,62 | |
Spesa dello stato in R&S/Pil | 0,82 | |
Numero ricercatori | 1334000 | |
Numero ricercatori/1000 lavoratori | 9,6 |