A partire
dal mese di marzo, il gruppo editoriale NPG a cui appartiene anche la rivista Nature offrirà un'alternativa alla peer review tradizionale. Gli autori di
un paper avranno la possibilità di
partecipare a un percorso di revisione in doppio cieco, in cui sia chi
sottomette un lavoro e sia i revisori rimarranno anonimi. Allo stato attuale,
il processo è solo in cieco: gli autori non conoscono, infatti, l'identità di
coloro che rivedono il loro studio.
Il sistema a singolo cieco, tradizionalmente il più usato dalle riviste
scientifiche, negli ultimi anni ha suscitato però qualche polemica: pregiudizi
contro alcuni autori, tra cui le donne, le minoranze e ostracismo verso
ricercatori appartenenti a piccoli centri di ricerca. Sono state proposte quindi
delle alternative a questo sistema come un processo di revisione completamente
aperto.
E un paio di riviste, come F1000 Research,
vanno anche oltre, pubblicando i commenti dei revisori. L'idea è quella di
dare ai revisori, che in genere lavorano gratis, qualche “credito” pubblico per
i loro sforzi. Ma cosa pensano gli scienziati di questi sistemi? In un’indagine
del 2009 fatta a più di 4.000 ricercatori, il 76% degli intervistati ha
indicato nel doppio cieco il sistema di peer-review
ottimale. Mentre l’open peer review e
il singolo cieco sono stati considerati efficaci rispettivamente per il 20% e
il 45% degli intervistati.
La
revisione in doppio cieco non è una novità assoluta per il gruppo editoriale NPG.
Già dal giugno 2013, Nature Geoscience
e Nature Climate Change hanno
permesso agli autori di scegliere tra il sistema di peer review a doppio cieco e a singolo cieco.
Questo
cambiamento migliorerà la “qualità” della scienza? Lo sapremo solo fra qualche
mese, intanto gli editori di altre riviste, tra cui Science, guardano a questo esperimento con grande interesse e
qualche perplessità. Con il doppio-cieco, inizierà l'inevitabile “gioco” da
parte dei revisori di indovinare gli autori del paper. Per alcuni sarà facile, va considerato, infatti, che nelle
aree più specialistiche non c’è modo di garantire al 100% l’anonimato,
essendoci meno persone.
Alcuni
revisori potranno prevedere, poi, la paternità, cercando attentamente le
citazioni presenti nello studio. Spesso gli autori costruiscono il nuovo lavoro
da precedenti propri studi e, quindi, si citano ampiamente.
“Non esiste un meccanismo di revisione perfetto, ma la peer review è al centro del nostro progetto scientifico e ci impegniamo ogni giorno per trovare le soluzioni possibili per migliorarla”, ha spiegato Véronique Kiermer del Gruppo NPG.