I dati dell'Osservatorio spaziale Herschel rivelano un'incredibile quantità di polvere nei residui di una supernova, suggerendo che le esplosioni stellari potrebbero spiegare l'enigmatica abbondanza di polvere osservata anche quando l'universo era più giovane.
In uno studio pubblicato su Science, Mikako Matsuura (University College London) e i suoi collaboratori descrivono l'individuazione di grandi quantità di polvere (grani di carbonio, silicati e probabilmente anche ferro) nei residui della supernova 1987A, il cui bagliore è stato osservato poco più di vent'anni fa nella Grande Nube di Magellano. I dati raccolti grazie alle osservazioni infrarosse del telescopio Herschel indicano che quanto resta di quella supernova è incredibilmente ricco di polveri, in quantità valutabili tra il 40 e il 70% della massa del Sole. Benché si trovino a temperature di una ventina di gradi Kelvin soltanto, cioè circa 250 °C sotto lo zero, quelle polveri emettono radiazione pari a 200 volte quella solare.
Matsuura e gli altri ricercatori sono convinti di avere tra le mani la prova decisiva che le esplosioni di supernova sono effettivamente in grado di spiegare le grandi quantità di polveri rilevate nelle giovani galassie. I dubbi che tormentavano gli astronomi da quando avevano scoperto che l'universo era polveroso fin dalla sua giovinezza sembrerebbero dunque finalmente destinati a svanire.