Uno studio pubblicato su Nature sembra mettere definitivamente la parola fine al giallo della presunta censura operata da Hubble nei confronti di Lemaître.
Il fattaccio risalirebbe agli anni 30 e il movente sarebbe l'attribuzione della paternità della famosa relazione – oggi nota come legge di Hubble – che descrive l'allontanamento cosmologico delle galassie. Edwin Hubble pubblicò il suo celebre studio nel 1929, ma due anni prima l'astronomo belga – nonché prete cattolico – George Lemaître aveva a sua volta pubblicato un analogo studio giungendo a identiche conclusioni. A rigor di logica spetterebbe dunque a Lemaître la paternità della fondamentale relazione cosmologica, se non che il belga compì l'errore di pubblicare il suo studio in francese. Nel 1931 anche il lavoro di Lemaître venne pubblicato in inglese su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, ma ormai l'attribuzione della scoperta a Hubble era pressoché universale.
La vicenda è da tempo nota agli storici della scienza, ma lo scorso giugno Nature evidenzia la pubblicazione su arXiv.org di due articoli che fanno nuovamente agitare le acque. Nel primo, Sidney van den Berg (Dominion Astrophysical Observatory – Canada) evidenzia come nella pubblicazione in inglese di Lemaître siano sparite alcune parti – a suo giudizio essenziali – presenti invece nell'originale del 1927. Nel secondo studio, opera di David Block (University of the Witwatersrand – Sudafrica), si sottolinea come la preoccupazione di Hubble per il riconoscimento della paternità della legge possa avergli fatto esercitare una sorta di azione censoria nei confronti dello scritto originale di Lemaître. Accusa piuttosto pesante per uno scienziato universalmente considerato uno dei padri della cosmologia.
Sull'ultimo
numero di Nature,
però, Mario Livio (Space Telescope Science Institute) sembra
sgombrare definitivamente il campo da ogni sospetto. Accurate
ricerche presso gli archivi della Royal Astronomical Society hanno
messo in luce che a decidere i tagli fu lo stesso Lemaître. Il
belga, infatti, ritenne che non fosse necessario inserire quei
paragrafi perché non erano più di stringente interesse e che
potevano essere rimpiazzati con opportune note bibliografiche.
Hubble esce dunque immacolato
dall'intrigo, ma come la mettiamo con la paternità della famosa
legge?