Una ricerca mostra che gli iceberg non sono semplici (e pericolosi) elementi inerti del panorama antartico, ma giocano un ruolo importante per gli ecosistemi marini e perfino per l'intero globo.
John J. Helly (University of
California) e il suo team hanno esaminato la situazione nel Mare di
Weddell, il bacino tra la punta dell'America Meridionale e
l'Antartide, analizzando le conseguenze derivanti dalla cospicua
presenza di iceberg che lo caratterizza.
Nello studio, pubblicato
su Deep-Sea Research Part II, si mostra come i cambiamenti
fisici associati al transito e al graduale scioglimento di un iceberg
comportino anche importanti cambiamenti biologici.
Confrontando
infatti la situazione dopo il transito di un iceberg con quella di
aree prive di iceberg, i ricercatori hanno rilevato non solo un
aumento nella concentrazione della clorofilla, ma anche una riduzione
dei livelli di anidride carbonica, effetti entrambi riconducibili a
un deciso incremento dell'attività del fitoplancton.
Tra il dominio biologico e quello geofisico, dunque, esiste una connessione ben più grande di quanto sospettato finora e tra gli effetti di questa connessione, almeno in quella gelida porzione di oceano, vi è una influenza diretta sul delicato ciclo del carbonio.