Un team di ricercatori cinesi e nordamericani ha definito con estrema precisione la datazione e l'arco temporale in cui avvenne la cosiddetta grande estinzione del Permiano.
L'evento è noto da tempo per la sua apocalittica portata: più o meno 250 milioni di anni fa in un colpo solo venne spazzato via il 95% della vita marina e il 70% di quella continentale. Una devastante mazzata per tutti quegli organismi che faticosamente si erano ritagliato il loro posto nell'unico continente (la Pangea) e nel vasto oceano che si spartivano a quel tempo la superficie del nostro pianeta.
Nel loro studio, pubblicato su Science, Shu-zhong Shen (Istituto di Geologia e Paleontologia di Nanchino) e una ventina di collaboratori cinesi e statunitensi riportano l'accurato lavoro di determinazione della datazione di quell'estinzione. L'esame geocronologico, isotopico e biostratigrafico di sezioni sedimentarie dal Sud della Cina al Tibet ha permesso di datare l'evento a 252,28 milioni di anni fa, con un margine di errore di 80 mila anni.
Secondo il team l'estinzione fece il suo corso in meno di 200 mila anni e interessò contemporaneamente sia la terraferma che l'ambiente marino.
La ricchezza di carbone e fuliggine delle stratificazioni, inoltre, indicherebbe che sulla terraferma vi fu una massiccia e globale diffusione di violentissimi incendi. Per l'origine della catastrofe, dunque, si potrebbe incolpare il massiccio rilascio di anidride carbonica proveniente da quei devastanti incendi in ogni parte del mondo. Sul banco degli imputati le mastodontiche eruzioni vulcaniche che hanno originato le cosiddette Siberian trap.