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Un anno di Scienza in rete

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Nel corso del 2013, il tema della ricerca scientifica italiana è il topic più letto sul nostro giornale.
Prima delle elezioni politiche dello scorso febbraio, il Gruppo 2003 che raggruppa scienziati italiani che lavorano in Italia e figurano negli elenchi dei ricercatori più citati al mondo, ha stimolato il mondo politico a rispondere a 10 domande sul problema della scienza nel nostro Paese. Stimolo raccolto solo parzialmente, il tema della ricerca scientifica è stato il grande assente dalla campagna elettorale.
Molti sono stati gli articoli che hanno raccontato lo stato di salute della scienza in Italia. La fotografia della “higher education and lifelong learning” è impietosa sul Bel Paese. Tutte le regioni del Mezzogiorno si trovano al gradino più basso dell’intera Europa, in una condizione paragonabile solo a quella dei paesi ex comunisti.
A luglio è stata pubblicata la prima valutazione della ricerca targata Anvur che ha fatto molto discutere ma che rappresenta un primo passo per cercare di capire meglio dove concentrare le risorse per migliorare il sistema.
I dati del Settimo programma quadro sottolineano, invece, come la città di Milano sia uno dei principali poli della scienza italiana, almeno nella sua dimensione collaborativa europea e internazionale.
Il 2013 sarà ricordato come l’anno di un classico pasticcio all’italiana: il caso Stamina. Ancora oggi fra ricorsi a tribunali, fantomatici protocolli non si vede la luce in fondo al tunnel. Un altro tema che ha visto un dibattito fra il mondo della politica e quello della scienza è relativo alla sigaretta elettronica. Da mesi si stanno susseguendo normative e leggi, mancano trial clinici controllati, indipendenti e di grandi dimensioni.
Non è ancora stato chiarito se il suo utilizzo nasconda pericoli per la salute, soprattutto sul lungo termine.
Ma tanti sono i temi che hanno interessato i nostri lettori: dallo sviluppo di nuovi prodotti basati sul grafene al mancato passaggio del meteorite 2012 DA14 sul nostro pianeta passando per il fantastico e sexy mondo dei numeri primi fino alla ‘mission impossible’ di resuscitare specie estinte.
Di seguito, pubblichiamo gli articoli più letti su Scienza in rete nel 2013

Diamo un futuro alla ricerca scientifica italiana

Gruppo 2003

Il tema della ricerca scientifica è assente dalla campagna elettorale che stiamo vivendo se non in termini rituali e generici. La ricerca scientifica italiana ha bisogno di un futuro migliore, fatto di investimenti strategici, di programmazione, di trasparenza e di incentivi al merito. Ma soprattutto l'Italia ha bisogno di ricerca scientifica produttiva e competitiva per uscire dal declino in cui l'attuale grave crisi economico-finanziaria la sta portando. Il nostro paese ha bisogno di nuovi posti di lavoro e di una economia che ritorni a crescere.  Nell’economia moderna l’unico modo per avere una economia sana e in crescita è investire in ricerca, innovazione, tecnologia e educazione delle generazioni future (scuola e università). Serve un cambiamento culturale, che riconosca alla ricerca scientifica il suo ruolo fondamentale come motore delle politiche di sviluppo, rilancio e innovazione. Si assiste invece da troppo tempo a una generale mancanza di interesse culturale e politico nei confronti della ricerca, che ci allontana sempre più da paesi come la Germania, la Francia e gli Stati Uniti, e che si configura come una grave mancanza di interesse verso il futuro del Paese. Leggi tutto…

Competitività, formazione e ricchezza: l’anomalia italiana

di Pietro Greco

Paola Annoni, ricercatrice della Unit of Econometrics and Applied Statistics, del Joint Research Centre di Ispra, e Lewis Dijkstra, dell’Economic Analysis Unit, del DG Regio, Bruxelles, hanno di recente pubblicato l’EU Regional Competitiveness Index 2013, un’analisi della competitività delle varie regioni europee. Tra l’altro hanno misurato le performance regionali nell’alta formazione e dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. I parametri di cui hanno tenuto conto i due ricercatori sono: il tasso di laureati nella fascia di età compresa tra i 25 e i 64 anni; la partecipazione di adulti in questa fascia di età a programmi di formazione e aggiornamento (lifelong learning); la percentuale di persone che hanno abbandonato la scuola presto (livello più basso delle scuole medie); facilità di accesso all’università (persone che vivono a più di 60 minuti dall’ateneo più vicino); differenza di genere. Vista dall’Italia, questa fotografia della “higher education and lifelong learning” è impietosa. Leggi tutto…

La ricerca italiana sulla sigaretta elettronica

di Claudia Cirillo e Ignazio Marino

I rischi e i danni provocati dal fumo di tabacco sono noti da tempo. Per la sigaretta elettronica, invece, mancano trial clinici controllati, indipendenti e di grandi dimensioni. Non è ancora stato chiarito se il suo utilizzo nasconda pericoli per la salute, soprattutto sul lungo termine. È urgente investigare anche il ruolo del dispositivo elettronico come ausilio per la disassuefazione al fumo, il pericolo di sviluppare dipendenza, il potenziale di attrattiva e iniziazione per non fumatori, soprattutto giovani, i danni derivanti dal possibile doppio utilizzo (di sigaretta elettronica e tradizionale) e il ruolo giocato dalla possibilità di aggirare i divieti di fumo nei luoghi pubblici. Nata in Cina nel 2003, la sigaretta elettronica replica la gestualità e la sensazione del fumo, senza la combustione del tabacco. Consiste in un inalatore personale per la produzione di vapore miniaturizzato, generato da una cartuccia contenente una soluzione di acqua, glicole propilenico, glicerolo, aromi naturali, e alimentato da una batteria. Il contenuto di nicotina, opzionale, è variabile e il dosaggio può essere calibrato in base alle esigenze e al gusto personale. Leggi tutto…

Valutazione Anvur: ecco la mappa della ricerca italiana

di Francesco Aiello

“Si tratta del più grande esercizio di valutazione della ricerca nel suo genere mai realizzato a livello internazionale. E’ una radiografia che mettiamo a disposizione del Paese. La parola d’ordine in questi due anni di lavoro è stata la trasparenza. Tutti potranno, a partire da oggi, consultare i dati prodotti”, con queste parole Stefano Fantoni presidente ANVUR, ha aperto la giornata in cui sono stati presentati i dati della Valutazione della Qualità della ricerca (VQR) 2004-2010. La VQR ha valutato la qualità della ricerca condotta dalle strutture all’interno delle 14 aree scientifiche definite dal CUN. Le graduatorie per ogni area sono state separate per università, enti di ricerca e consorzi universitari. E’ importante sottolineare, come però, il VQR non deve essere utilizzato per confrontare la qualità di ricerca fra aree scientifiche diverse e nemmeno per valutare i singoli ricercatori. Leggi tutto…

Ma cosa c'entra Cure Alliance con Vannoni?

di Giuseppe Remuzzi

“Cure Alliance”: cos’é?  “Is an international not-for-profit, collegial association of scientists, physicians, surgeons, and other professional and/or committed individuals who share the vision and primary objective to develop effective strategies for the cure and eventual eradication of disease conditions now afflicting humankind, and to do so in the fastest, most efficient and safest ways possible”.  Insomma, tutto bellissimo sulla carta: un’organizzazione non-profit di scienziati e altri professionisti che vorrebbero eliminare le malattie che affliggono l’umanità, trovando nuove cure e lo vogliono fare in fretta. E' quello che vorremmo tutti a dire il vero, medici e scienziati. Ma la scienza ha le sue regole che Cure Alliance vorrebbe semplificare. Come? Con protocolli innovativi da approvare senza le lentezze burocratiche delle agenzie regolatorie come succede con l’FDA negli Stati Uniti o con l’AIFA da noi.  E gli studi sugli animali? E le prove di sicurezza? E quelle di efficacia? Di questo nei documenti di Cure Alliance non si parla. Leggi tutto…

Matite, navi e Nobel: come il grafene riscatterà l’Europa

di Elena Baldi

Cosa c'è di più semplice di una matita? Quali oscuri segreti potranno mai nascondersi nella traccia che lascia dopo il suo passaggio? Perché mettersi a studiare la grafite, il cuore della matita? Perché uno scienziato che si occupa di fisica della materia dovrebbe perdere tempo con qualcosa di così comune e ordinario? Eppure la fisica si sta interessando alle matite. C’è qualcuno che, armato di grafite e nastro adesivo, cerca di scovare nuovi materiali, di capire come ricavare da una matita qualcosa che può finire nello schermo di uno smartphone. Disegnare con le dita sullo schermo di un tablet avrà il sapore di antico della matita che scorre sul foglio. Il materiale di cui stiamo parlando si chiama grafene e alla fine del mese di gennaio l’Unione europea ha deciso di investire un miliardo di euro nel progetto Graphene flagship , che riunisce 126 gruppi di ricerca accademici e industriali provenienti da 17 nazioni europee.
L’Ue ha scommesso sul materiale più sottile del mondo. Nel comunicato stampa si legge che l’ha fatto perché vuole portare il grafene “dai laboratori accademici alla società, rivoluzionare molte industrie e creare crescita economica e nuovi posti di lavoro in Europa.”
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Quel pasticcio fraudolento (e poco chiaro) del caso Stamina

di Roberta Villa

I segugi di Nature hanno fatto una scoperta sorprendente, ma non sono andati fino in fondo a collegare, oltre alle immagini, anche i nomi. E quella denunciata dalla rivista potrebbe non essere una vera e propria frode, con immagini sottratte a un’ignara collega, ma solo l’ennesima conferma dell’approssimazione con cui Davide Vannoni e la sua fondazione affrontano la ricerca e la medicina. In fondo, davanti alle ripetute richieste di una documentazione scientifica che supportasse le sue affermazioni, Davide Vannoni lo ha ripetuto molte volte: «Il mio metodo è descritto nella richiesta di brevetto e le pubblicazioni che dimostrano la possibilità di trasformare le staminali mesenchimali in neuroni ci sono. Il fatto che siano state prodotte da ricercatori russi o ucraini non significa che non siano reperibili». E così, alla fine, qualcuno nella redazione di Nature gli ha dato retta, ed è andato a spulciare tra questa letteratura per così dire periferica, rispetto al mondo scientifico che ruota intorno alle riviste pubblicate tra Europa e Stati Uniti, e difficilmente accessibile perché scritta in una lingua ostica ai più. Leggi tutto…

Meteoriti in Russia e asteroidi, una coincidenza?

di Claudio Elidoro

Mentre tutti attendevano il passaggio ravvicinato di 2012 DA14, previsto per la notte del 15 febbraio, nei cieli sopra gli Urali un altro asteroide - più piccolo, per fortuna - metteva in scena un imprevisto e catastrofico show mandando un migliaio di persone all'ospedale. Cosa sta succedendo? La risposta è immediata: nulla di particolarmente insolito nella caotica armonia del Cosmo. Di passaggi ravvicinati - più o meno riusciti - di asteroidi piccoli e grandi è costellata l'intera esistenza del nostro pianeta. Qualche volte gli (ci) è andata bene, altre volte no. E numerose tracce sono tutt'ora lì, sotto gli occhi di tutti, a dimostrarci la spaventosa energia racchiusa in questi proiettili cosmici.
Di 2012 DA14 qualcosa si sapeva. Scoperto nella notte del 22 febbraio 2012, dunque neppure un anno fa, dagli astronomi dell'Osservatorio di Maiorca  a La Sagra (Spagna) una settimana dopo il suo transito a due milioni e mezzo di chilometri dal nostro pianeta, ha subito incuriosito gli esperti di dinamica perché la sua orbita, un anno più tardi, l'avrebbe riportato ancor più vicino alla Terra. Leggi tutto…

Clonare dinosauri, neanderthal, mammut...e supermaiali?

di Vittorio Sgaramella

Anche i cloni ritornano, come gli zombi. Il 20 marzo 2013 La Repubblica riprende dal New York Times un articolo d’una giornalista, Kolata, che nel 97 aveva contribuito allo tsunami Dolly con una raffica di scoop e nel 98 li aveva rielaborati in ‘Clone’, un discutibile ‘instant bestseller’. Ricordiamo che nel 2003 dopo un’enorme sovraesposizione mediatica (per questa!, sostiene Kolata) Dolly sviluppò problemi fisici e comportamentali: fu eutanizzata e finì imbalsamata in un museo scozzese. Intanto s’erano generati cloni d’altre specie, poi persi per strada. Ora pare ritorni per una ‘mission impossible’: resuscitare una specie estinta. Rheobatrachus silus era una rana dotata d’un interessante sistema riproduttivo: ingoiava le uova fecondate e le incubava nello stomaco sino al ‘parto’ cui arrivava dopo due mesi di digiuno; se mangiava, digeriva cibo e figli. Clonarla potrebbe chiarirne sia l’evoluzione, indiziata d’incompatibilità col darwinismo, sia l’estinzione, associabile all’insolita riproduzione: purtroppo i pochi cloni nati vivi sono morti subito. Leggi tutto…

Considera i numeri primi

di Roberto Natalini

I numeri primi sono sexy, hanno un grande fascino universale, a prima vista inesplicabile e sono fortemente sospettati di dare  dipendenza. Il motivo principale per cui creano questo interesse potrebbe anche essere semplicemente dovuto al fatto che, a differenza della quasi totalità dei tanti problemi matematici ancora irrisolti, i misteri ad essi legati possono in molti casi essere enunciati in termini comprensibili ai comuni mortali. Ma non c'è solo questo. Infatti anche alla maggior parte dei matematici i numeri primi appaiono come legati a qualcosa di intrinseco, non banalmente storico. Pensateci: molti concetti matematici sono costruiti sulla base di determinati presupposti culturali. Il calcolo differenziale, per esempio, potrebbe essere solo uno strumento provvisorio per formalizzare certe idee che abbiamo sulla misura di curve e superfici, e possiamo concepire che una civiltà avanzata non abbia sviluppato l'infinito cantoriano o il concetto di probabilità.
Ma i numeri primi sono lì, davanti a noi, indipendenti da noi, apparentemente carichi di una più profonda e millenaria necessità.
Nelle ultime settimane l'annuncio di risultati importanti su due problemi diversi che li riguardano, entrambi già proposti nell'ottavo problema di Hilbert, hanno attirato ancora una volta su di loro l'attenzione generale. Leggi tutto…

Ricerca scientifica: Milano chiama Europa

di Luca Carra

Si può ben dire che Milano sia uno dei principali poli della scienza italiana, almeno nella sua dimensione collaborativa europea e internazionale. Lo dimostrano i dati del Settimo programma quadro (2007-2013) elaborati da Scienceonethenet, dove emergono, oltre ai principali atenei, i grandi centri di ricerca milanesi, soprattutto nel campo della biomedicina, dell'energia, dei nuovi materiali, della biotecnologia e dell'information technology. Ma dove anche centinaia di piccole realtà aziendali lavorano ormai a stretto contatto con partner stranieri in una "Europa della ricerca" ancora in parte da analizzare. In questo articolo, primo abbozzo del database Italian Research Map (IRM) di Scienceonthenet, si è cercato di verificare su i dati questa vocazione internazionale della ricerca che si svolge a Milano.Per far questo abbiamo passato al setaccio tutti i progetti del Settimo programma quadro della Commissione europea (2007-2013) che avessero almeno un partner italiano. Da questo insieme, già cospicuo (circa 5.000 su 20.000 progetti), abbiamo selezionato tutti i progetti (al settembre 2013) con almeno un partner con sede a Milano, per un totale di 1061 progetti. Leggi tutto…


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