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OGM: termometro per valutare il ritardo culturale del Paese

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Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha rilasciato il 15 marzo una intervista per cercare di riaprire il dibattito sulla sperimentazione e l’uso degli OGM (organismi geneticamente modificati) in agricoltura. Si tratta di uno dei maggiori terreni di scontro tra la comunità scientifica ed i media che influenzano l’opinione pubblica. Gli scienziati italiani, come quelli più prestigiosi al mondo, hanno da sempre avuto fiducia nell’uso di queste tecniche che consentono di ridurre l’impatto della chimica in agricoltura mediante l’introduzione di uno o pochi geni, in genere batterici, all’interno di piante commerciali. La testimonianza di queste posizioni risale al novembre del 2000 con un appello per la libertà di ricerca sottoscritto tra gli altri da Silvio Garattini ed Edoardo Boncinelli oltre ai premi Nobel Dulbecco e Levi Montalcini. Ma poi due documenti sottoscritti da 16 e da 21 società scientifiche in rappresentanza di circa 10.000 scienziati italiani  hanno testimoniato come non ci siano rischi particolari derivanti da OGM sia per gli aspetti sanitari che per quelli di coesistenza con altri tipi di agricoltura. Spiccano i testi della Pontificia Accademia delle Scienze che testimoniano come nei consessi internazionali gli OGM siano un’opportunità e non un problema come i media e molti attori della comunicazione hanno invece cercato di sostenere. Cercherò qui di seguito di menzionare vantaggi e opportunità legati agli OGM.

Ambiente

L’uso di varietà resistenti ad erbicidi consente di evitare di dissodare i terreni durante la semina con conseguente rilascio dell’anidride carbonica sequestrata nei suoli. Si stima che solo nel 2009 la quota di terreni coltivati con gli OGM che consentono la semina senza aratura ha permesso di risparmiare tante tonnellate di anidride carbonica quante quelle emesse da 7 milioni di autovetture che percorrono ognuna 15.000 km. 

Pesticidi

L’uso degli OGM del tipo Bt, principalmente mais e cotone Bt, secondo l’organizzazione statunitense dell’agricoltura biologica, ha consentito in 13 anni un risparmio di insetticidi pari a 30.000 tonnellate. Tali pesticidi sono tossici per l’uomo, i mammiferi e tanti altri insetti non dannosi come farfalle e coccinelle.

Salute

Non esiste la prova scientifica che sia avvenuta anche solo una  ospedalizzazione al mondo causata dalla ingestione di OGM. Al contrario il mais Bt che non necessita dell’uso di pesticidi ha dimostrato essere capace di ridurre tra le 3 e le 10 volte il tenore medio di fumonisine. Tali micotossine sono considerate probabilmente cancerogene dalla WHO che descrive tre zone al mondo dove all’alto consumo di derivati del mais si associa ad una elevata incidenza di tumori all’esofago ed al cavo orale: una regione del Sudafrica, una regione della Cina e la provincia di Pordenone dove si descrive una elevata correlazione tra tumori esofagei e consumo di polenta negli anni ’90. Le fumonisine sono anche descritte essere implicate in malformazioni congenite legate a difetti del tubo neurale in quanto bloccano l’assorbimento di acido folico. Al confine tra Texas e Messico all’alto consumo di tortillas inquinate da fumonisine è seguita un’elevata incidenza di malformazioni congenite da carenza di acido folico, patologie che includono spina bifida, palatoschisi e anencefalia. Esperimenti in campo con mais Bt condotti in Italia alla fine dello scorso millennio hanno mostrato come il mais Bt facesse crollare l’incidenza di
fumonisine nel mais.

Allergie

Dei dettagliati protocolli sperimentali costantemente aggiornati con le banche date degli epitopi allergenici hanno finora mostrato un elevato grado di affidabilità per garantire la sicurezza degli OGM, tanto che i due soli casi in cui degli OGM sono risultati potenzialmente allergenici sono stati bloccati già nelle prime fasi di analisi in laboratorio.

Multinazionali

Gli aspetti commerciali degli OGM hanno fortemente danneggiato la discussione scientifica sul tema, ma è falso che accettare l’uso degli OGM vuol dire compromettersi con le multinazionali del settore. Su questo tema si assiste allo scontro tra i due leader di mercato della produzione di semi biotech, aziende statunitensi, confrontate ai tre leader di mercato europei nella produzione di agrofarmaci e pesticidi che subirebbero un danno economico dalla riduzione nell’uso di insetticidi ed erbicidi. Oggi per coltivare un campo di soia non-OGM servono anche 6 diversi erbicidi. Su un campo di soia OGM resistente ad erbicidi ne servirebbe uno solo, tra l’altro uno tra i 6 composti somministrati sulle colture non-OGM. In aggiunta già oggi il 95% dei semi di mais usati in Italia deriva da tre multinazionali che dispongono sia di semi tradizionali che di semi OGM, non cambierebbe quindi la dipendenza attuale rispetto alle aziende sementiere. Ma tale pressione di interessi ha schiacciato ed umiliato la ricerca scientifica pubblica costringendola all’impossibile scelta di diventare tifosa di una delle due fazioni in lotta.

Biodiversità

Non si vede come cambiare azienda sementiera possa incidere sulla biodiversità. La stessa agricoltura è nemica della biodiversità in quanto decide di usare piante utili all’uomo. I progetti di genomica in corso mirano al recupero ed impiego delle grandi riserve di germoplasma che sono una fonte inesauribile ed ancora inesplorata di variabilità genetica che tanto ci può aiutare a capire ed esserci utile. L’agricoltura deve essere intensiva proprio per ridurre il disboscamento che si avrebbe con coltivazioni poco efficienti come quelle organiche. Questo vuol dire che all’aumentare delle opportunità offerte dalla conoscenza di varietà vegetali anche la tecnologia degli OGM potrebbe risultare non necessaria per alcune opzioni per le quali un sapiente assemblaggio di varietà commerciali e selvatiche potrebbe raggiungere prima e meglio lo scopo desiderato.

La fame nel mondo

Nessuno degli OGM oggi in commercio può sensibilmente contribuire a ridurre l’insicurezza alimentare di vaste regioni del pianeta. Si tratta di coltivazioni adatte ad un’agricoltura avanzata. Compito della ricerca scientifica pubblica, quando non ostacolata dai decisori politici, sarebbe quello di mettere a disposizione delle comunità dei Paesi meno fortunati delle varietà di scarso ritorno commerciale, ma utili per il sostentamento di quelle popolazioni. In particolare varietà di sorgo, miglio, vigna o cassava geneticamente ingegnerizzate per essere più digeribili, più resistenti all’attacco di parassiti o meglio capaci di assumere alimenti dal suolo dovrebbero essere attività di esclusiva pertinenza della ricerca scientifica pubblica. Questi tipi di OGM, magari isolati congiuntamente con scienziati provenienti da quei Paesi, potrebbero assicurare un decente livello di sicurezza alimentare sostenendo le agricolture locali. I Paesi sviluppati necessitano invece di piante ingegnerizzate che possano crescere in ambienti salini, che possano adattarsi ai cambiamenti climatici in atto, che consentano di migliorare l’apporto nutrizionale e che consentano un ulteriore riduzione dell’uso di agrofarmaci e fertilizzanti di sintesi.

Delle sfide in cui la ricerca pubblica vuole tornare ad essere protagonista. 

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