fbpx OGM: sfida in campo aperto | Scienza in rete

OGM: sfida in campo aperto

Primary tabs

Tempo di lettura: 2 mins

Negli ultimi tredici mesi la percezione pubblica verso gli OGM ha cominciato ad aprirsi a un dibattito un po' più equilibrato e soprattutto science-based. Questo è avvenuto anche attraverso articoli di stampa firmati da diversi scienziati e intellettuali e interventi riportati anche su Scienza in Rete (vedi il dossier).
Anche in Parlamento qualcosa è cambiato o, almeno, sembra stia cambiando.
Lo scorso 13 maggio, ad esempio, il Senato ha discusso un ordine del giorno presentato dalla ricercatrice e Senatrice a vita Elena Cattaneo, volto a consentire la ricerca scientifica in campo aperto e che presentava le firme dei capigruppo di maggioranza e opposizione (l'odg è stato poi ritirato su richiesta del Governo che si è impegnato a trattare a breve il tema - qui l'intervento della Sen.ce Cattaneo, qui, invece, è disponibile lo stenografico della discussione).

Anche a seguito di quella discussione, il dibattito sugli OGM è proseguito nelle Commissioni Sanità e Agricoltura del Senato con audizioni di esperti del settore per fornire ai senatori ogni informazione utile sullo stato delle conoscenza scientifiche.
Proprio in riferimento a queste audizioni, in particolare a quella dell'8 luglio 2015 fatta dalla Commissione Agricoltura (vedi video), la Sen.ce Cattaneo ha formulato una serie di quesiti e considerazioni indirizzati ai professori Marcello Buiatti (vedi la lettera di Bruno Mezzetti indirizzata a Buiatti in seguito all'audizione) e Federico Infascelli, rendendo partecipe la comunità scientifica di settore. Le riflessioni e le domande contenute mirano a chiarire una serie di aspetti controversi che necessitano di essere approfonditi nel confronto con le migliori conoscenze e acquisizioni scientifiche disponibili.

Le lettere inviate a fine luglio e qui riportate, ad oggi non hanno avuto risposta. Poiché esse sono di interesse generale e sono utili in primo luogo alla comunità scientifica tutta per sviluppare un pubblico confronto delle idee e analisi dei dati, la Senatrice Cattaneo le ha sottoposte a Scienze in Rete per la pubblicazione, cui si dà volentieri seguito:

Scarica lettera aperta al Prof. Buiatti

Scarica lettera aperta al Prof. Infascelli

Nota
Sarà cura di questa testata provvedere alla pubblicazione di eventuali ulteriori considerazioni, precisazioni, risposte che abbiano basi scientifiche.

Articoli correlati

Iscriviti alla newsletter

Le notizie di scienza della settimana

 

No spam, potrai cancellare la tua iscrizione in qualsiasi momento con un click.

 

prossimo articolo

Una civiltà dell’Età del bronzo collassata per crisi climatica e sovrasfruttamento del suolo

La siccità che oggi affligge la Pianura Padana ha precedenti antichissimi: 3.200 anni fa una fase di acuta aridificazione ha probabilmente contribuito alla scomparsa di una delle più antiche civiltà del Nord Italia, già infragilita da forme di sovrasfruttamento delle risorse naturali. Andrea Zerboni, docente dell’Università degli Studi di Milano, ci parla della delicata relazione tra uomo e clima e di come gli umani possano avere iniziato a provocare cambiamenti irreversibili dell’ambiente e a costruire sistemi non sostenibili già nella preistoria. Immagine: Ricostruzioni di due abitazioni nel museo all'aperto del Parco della Terramara di Montale (foto P. Terzi, Wikipedia)

È stato un lungo periodo di siccità a provocare il collasso della civiltà terramaricola, fiorita in Pianura Padana attorno a 3.500 anni fa e conclusasi in modo relativamente brusco trecento anni dopo? Secondo Andrea Zerboni, docente di Geografia Fisica e Geomorfologia all’Università degli studi di Milano, l’ipotesi è molto plausibile: e i segnali che indicano che c’è una precisa corrispondenza tra l’abbandono di centinaia di villaggi e una fase di siccità protratta sono numerosi.