fbpx Giovanni Keplero aveva un gatto nero | Scienza in rete

Giovanni Keplero aveva un gatto nero

Primary tabs

Read time: 3 mins

In quanti modi si può raccontare l'avvincente storia di Marie Curie? Secondo Marco Fulvio Barozzi (Popinga) bastano pochi versi. Con una poesia essenziale ed ironica e con apparente leggerezza Giovanni Keplero aveva un gatto nero, edito da Scienza Express, stravolge e fonde universo letterario e scientifico, creando una nuova dimensione dove la struttura dei versi è’ matematica e i contenuti matematici diventano novella.

Biografie di grandi scienziati, teoremi fondamentali e leggi di interazione imbrigliati in un clerihew, in un limerick o in un fib, abbandonano le tinte serie della convenzionalità per avventurarsi nel loro lato faceto. Il Clerihew è lo strumento con cui l'autore decide di ribaltare le biografie dei grandi, scoprendone tratti imbarazzanti e ipotizzandone episodi improbabili, ma che con un sorriso ci portano a scomporre e ricomporre la nostra visione del mondo scientifico. La triste vicenda di Marie Curie viene quindi svelata nell’ironico AABB del clerihew: "..detestava il brie/ morì nell'odio/ di aver scoperto il radio e non il sodio"; e così Meucci e il mancato Nobel, e Galilei e i suoi guai con la polizia, sono solo alcuni esempi che fanno intuire come Popinga si sia lanciato nella sfida di trovare altri modi di guardare alla scienza.

Originale raccolta di componimenti la sua, che a tratti assume il carattere dell'indovinello culturale, a tratti invece si manifesta in palesi giochi di parole che sdrammatizzano la complessità sottesa a teoremi e leggi che regolano il mondo fisico matematico. E’ attraverso il limerick, verso per eccellenza della poesia umoristica inglese, che entriamo in una Flatlandia ironica in cui grazie a un brave battibecco, in AABBA, fra un rombo e un semicerchio ci avviciniamo sorridendo all'intuizione della terza dimensione. E sul gioco di lettere e scienza Popinga si cimenta ancora nel gioco del Fib, altro esempio di come i mondi di lettere e scienza, sebbene separati da intenti e regole, possono ritrovarsi e "giocare" insieme in uno spazio comune: la creatività. La struttura del Fib infatti lega il numero di sillabe utilizzato in ogni riga ai numeri della serie di Fibonacci. Attraverso questa particolare progressione algebrico-poetica, nascoste da richiami di vita comune, metafore e di enigmi, vengono svelate le leggi fisiche di interazione. E come se le biografie buffe dei clerihew e gli scherzosi limerick non bastassero ci pensano ancora haiku e rime didattiche a completare l'intento dell'autore di introdurci nella multidimensionalità del pensiero: la varietà di contenuti e forme ne fa infatti un testo adatto a diverse interpretazioni e livelli di lettura.

Approcciabile dagli appassionati di metrica, agile sfizio degli scienziati, esercizio culturale dei curiosi e strumento mnemonico degli apprendisti. Popinga, geologo di formazione e letterato per passione, ci comunica che scherzare con la scienza non è peccato; è nella dimensione del gioco culturale che si abbattono le barriere di mondi, spesso vengono considerati chiusi e reciprocamente alieni e in questa dimensione l'azzardo dello scardinamento degli schemi rende lo sconfino fluido e lo spettro della realtà più ampio.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Intelligenza artificiale ed educazione: la ricerca di un incontro

Formazione ed educazione devono oggi fare i conti con l'IA, soprattutto con le intelligenze artificiali generative, algoritmi in grado di creare autonomamente testi, immagini e suoni, le cui implicazioni per la didattica sono immense. Ne parliamo con Paolo Bonafede, ricercatore in filosofia dell’educazione presso l’Università di Trento.

Crediti immagine: Kenny Eliason/Unsplash

Se ne parla forse troppo poco, almeno rispetto ad altri ambiti applicativi dell’intelligenza artificiale. Eppure, quello del rapporto fra AI ed educazione è forse il tema più trasversale all’intera società: non solo nell’apprendimento scolastico ma in ogni ambito, la formazione delle persone deve fare i conti con le possibilità aperte dall’IA.