fbpx Un’estate al mare, voglia di studiare | Scienza in rete

Un’estate al mare, voglia di studiare

Primary tabs

Read time: 2 mins

“Prendere un sasso di forma piatta e circolare, ruotare il braccio e lanciare con un’angolazione di 20 gradi”.
Vi ricorda qualcosa?
 Sbagliato, non è un passaggio di qualche impresa fantozziana ma la ricerca di un gruppo di scienziati francesi che hanno studiato i segreti per far ribalzare un sasso in mare.
 Quando viene attraversata da oggetti con grande velocità, l’acqua si comporta come un solido. Reagisce alla sollecitazione nel punto di impatto e se questa spinta dal basso è superiore alla forza impressa, il sasso ribalza altrimenti affonda.
La rotazione ha la funzione di stabilizzare il ciottolo in aria, poiché girando, la sua traiettoria continua in modo rettilineo, disperdendo meno energia. 


Il  “segreto del rimbalzello” è solo uno dei tanti aspetti raccolti nel “La scienza sotto l’ombrellone”, un libro non da spiaggia ma sulla spiaggia. Ogni spiaggia è infatti un meraviglioso laboratorio per scoprire come funzionano le leggi della fisica, della chimica e della biologia. Andrea Gentile ci ha provato, scrivendo un vero e proprio manuale di scienza perché dietro i divertimenti estivi si nascondono formule e teorie.
Se quest’estate vogliamo fare un figurone con un perfetto castello di sabbia dobbiamo seguire i consigli presenti nel libro. Innanzitutto la sabbia deve essere umida, l’acqua fa sì che si formino dei piccoli ponti che si legano insieme.
Ma quanta acqua utilizzare? Per sciogliere questo dubbio, Gentile si affida a uno studio pubblicato su Scientific Reports. I ricercatori, muniti di paletta e secchiello, si sono sporcati le mani e alla fine sono arrivati alla conclusione che il castello perfetto si ottiene quando l’acqua non supera 1% del volume della sabbia. Il team internazionale è andato ben oltre, è riuscito infatti a costruire un castello sott’acqua, utilizzando sabbia idrofobica. I risultati sono stati ancora più spettacolari.
Dai castelli di sabbia, si passa alla mappa dei migliori posti dove praticare surf, senza dimenticare il perché in immersione la nostra percezione dei suoni cambia. I capitoli sono brevi e pensati per essere letti non solo in ordine ma anche come piccole pillole di curiosità.
Tante curiosità quindi ma anche miti da sfatare: non è vero, per esempio, che gli squali cacciano l’uomo e, se attaccano, è semplicemente per errore, scambiano una persona per una preda come una foca.
Ancora: è possibile sentile il rumore del mare appoggiando l’orecchio a una conchiglia? No, è una semplice questione di fisica. Quello che si ascolta è un rumore ambientale, poiché tutte le onde sonore che si diffondono nell’aria entrano nella conchiglia e alcune frequenze ne vengono amplificate, anche quando non siamo vicini al mare.
Un libro insomma per conoscere il mondo che circonda il nostro ombrellone o semplicemente per lasciare a bocca aperta gli amici in vacanza.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Quando il genere cambia la ricerca

Il premio ATENƏ del CNR valorizza la gendered innovation, premiando i tre migliori prodotti scientifici che abbiano inglobato nel proprio disegno la prospettiva di genere. I lavori premiati appartengono ai tre diversi settori ERC, cioè Scienze fisiche e ingegneria, Scienze della vita e Scienze umane e sociali, e sono esempi di come l’integrazione della prospettiva di genere fornisca risultati che rispondono maggiormente ai bisogni della società e del mondo produttivo.

Immagine di Freepik

I manichini utilizzati più comunemente per i crash test riproducono l’anatomia del corpo medio maschile. Per rappresentare i corpi femminili, si utilizza una versione in scala ridotta di questi stessi manichini. Quando si testa la sicurezza delle automobili, quindi, non ci sono manichini che modellino le forme femminili né la loro tolleranza alle lesioni, la biomeccanica, l'allineamento della colonna vertebrale e così via. La conseguenza è che le donne riportano lesioni più gravi degli uomini in incidenti analoghi.