fbpx A rilanciare l’industria europea saranno i robot | Scienza in rete

A rilanciare l’industria europea saranno i robot

Primary tabs

Read time: 4 mins

Si chiama European Robotics Challenges (EuRoc) ed è la sfida lanciata alle startup europee della robotica.
Una sfida che parte da Napoli. Spinoff, startup, piccole e grandi aziende, centri di ricerca sparsi per tutto il continente, hanno l’occasione di mostrare il proprio potenziale per rilanciare un’industria manifatturiera dal passato glorioso ma ormai sempre più tramortita sotto i colpi tecnologici provenienti da Ovest e da Est, dagli States e dal Giappone (cui, manco a dirlo, si è aggiunta negli ultimi anche la concorrenza dei robot cinesi).
 “Il settore manifatturiero del Vecchio Continente ha radici forti e margini significativi di rilancio ma troppo è il potenziale inespresso che frena l’economia”, spiega Bruno Siciliano, docente di Robotica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e responsabile di Prisma Lab, autentica fucina di futuristici progetti, da Sherpa, il drone “addestrato” a effettuare soccorsi alpini, a RoDyMan, il robot pizzaiolo: un automa mobile con tanto di braccia, mani, torso e testa sensorizzata in grado di eseguire tutte le fasi di preparazione di una pizza, un modo per mostrare (“in modo originale ma incontrovertibile”, osserva il professore) come un robot possa arrivare a dei livelli di destrezza comparabili con quelli umani.
Ebbene, anche se non necessariamente così visionarie, EuRoC servirà a far emergere quanto di meglio sta nascendo nel mondo della robotica europea. Uno degli obiettivi sarà per esempio quello di sviluppare dei quadricotteri – droni volanti automatizzati – in grado di effettuare la manutenzione delle caldaie degli impianti chimici, un compito sinora effettuato manualmente da operai con il duplice svantaggio rappresentato dal rischio per la salute per gli operai e dai costi non competitivi di queste operazioni. Affidare a dei robot questi compiti liberebbe forze “umane” per altre mansioni risparmiando tempo e soldi.
“Senza innovazione nell’automazione saremo destinati a perdere competitività in ogni settore e assistere al declino dell’intero tessuto economico” osserva il professore napoletano, tra i più autorevoli ingegneri robotici al mondo e proprio per questo scelto dalla Commissione Europea come coordinatore del programma che distribuirà nei prossimi quattro anni 16,5 milioni di euro, di cui sette destinati a perfezionare ai 45 team che sapranno offrire le soluzioni più convincenti nei settori della produzione, della logistica e dei servizi.

Ma come verranno selezionati questi team? Ecco, in un certo senso si può dire che lo stesso metodo di selezione rappresenta un’innovazione. Almeno per quel che riguarda l’Europa. Il metodo di selezione è infatti quello dei challenge, ovvero delle sfide, un metodo già collaudato negli Stati Uniti ma pressoché inedito al di qua dell’Atlantico. In pratica tutti i team che riterranno di avere una soluzione innovativa (i cosiddetti challenger, gli sfidanti) alle varie task (problemi) presentate dai valutatori dovranno testare le loro soluzioni sulla piattaforma sviluppata dal network di specialisti guidato da Siciliano. A gestire i fondi europei è infatti il Consorzio, leader di una squadra di primissimo livello con partner dalla Germania, Francia, Svizzera e Regno Unito. Sul sito di Create ci sarà un simulatore che darà in tempo reale il punteggio alle simulazioni effettuate dai diversi challenger. “La piattaforma misurerà il punteggio secondo parametri oggettivi – precisa Siciliano – e al termine della prima fase di valutazione verranno selezionati i 15 migliori team per ogni settore, produzione, logistica e servizi”.
Quanto alla selezione la novità di metodo sta nel fatto che le soluzioni proposte da ogni team verranno messe sul “mercato”, non saranno cioè immediatamente associate a questa o quell’altra azienda, magari già conosciuta dal singolo gruppo di ricerca, ma sarà resa condivisa con tutte le aziende che risponderanno alle call e che magari potrebbero trovare più interessanti proposte di altri soggetti piuttosto che quelle di loro vecchi partner e quindi decidere di stringere un accordo con quest’ultimi per accedere al finanziamento.
“Noi realizzeremo un catalogo pubblico di soluzioni, al resto penserà il sistema libero di brokeraggio che nascerà tra i challengers, le unità di ricerca che proporranno le soluzioni alle varie sfide, e gli end user, le aziende che applicherrano si candidano ad applicare tali soluzioni”.

Agli stage di complessità crescente corrisponderanno finanziamenti crescenti: trenta team riceveranno ciascuno un finanziamento sino a 5 mila euro nel primo stage; nove team riceveranno ciascuno un finanziamento sino a 375 mila euro nei due stage; sei team riceveranno  infine ciascuno un finanziamento sino a 585mila euro nei tre stage finali. Ai vari team andranno quindi 7 milioni di euro, mentre i restanti 9,5 milioni serviranno a potenziare i laboratori e le piattaforme del consorzio Create destinate a incubare e testare le macchine che dovranno ridefinire l’industria del prossimo futuro. In particolare alla Federico II andrà 1,7 milioni di euro.
“Nel primo stage – precisa ancora lo scienziato – l’ammissione ai challenge avverrà in ambiente simulato e i qualificati formeranno team per coprire tutto il ciclo produttivo, dal settore della ricerca e dello sviluppo industriale all’integrazione di sistema nel secondo stage, sino agli utilizzatori finali (end users) nel terzo stage. I challenge saranno sviluppate su tre piattaforme pilota disponibili nei migliori laboratori di ricerca europei e dovranno rispondere a una serie di benchmarks fissati dal consorzio EuRoC nei tre scenari di riferimento”.

La call per i challenger e per gli end users è prevista per il 1° aprile 2014 e sarà pubblicata su http://www.euroc-project.eu/, dove sono disponibili tutte le informazioni del progetto.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Le cause del dilagare dei pensieri suicidi in adolescenza

Analizzando le risposte di un campione di oltre 4.000 studenti italiani, una ricerca del gruppo MUSA del CNR ha evidenziato l’importanza del deterioramento delle relazioni umane nella nascita di pensieri suicidi in adolescenza. È un risultato che conferma quanto suggerito da altri studi ed evidenzia l’urgente bisogno di interventi mirati e contestualizzati, e anche il ruolo centrale e cruciale della scuola nel sostegno del benessere relazionale giovanile.

Crediti immagine: Andreea Popa/Unsplash

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha iniziato ad approfondire l’analisi delle ideazioni suicidarie, anche a causa del loro dilagare. Questi pensieri, diversamente dal suicidio, costituiscono un oggetto di studio su cui è possibile raccogliere dati direttamente dai soggetti coinvolti nel problema. Uno studio su un campione di oltre 4.000 studenti e studentesse delle scuole superiori svolto dal gruppo MUSA del CNR sottolinea l’importanza del deterioramento delle relazioni umane nella nascita di pensieri suicidi in adolescenza.