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Storici a confronto su scienza e potere

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I convegni scientifici internazionali, spinti anche dall’esigenza di raccogliere quante più adesioni possibili per motivi di bilancio, non brillano sempre per l’originalità dei temi proposti ma, qualche volta, ci sono delle eccezioni.  La 7a Conferenza Internazionale della Società Europea di Storia della Scienza (ESHS) che ha chiuso i battenti a Praga il 24 Settembre 2016 dopo tre giorni di lavori, fa parte di queste.  In questo caso il tema era “Scienza e Potere, Scienza come Potere”.  La Società Ceca per la Storia della Scienza ha organizzato l’evento in collaborazione con l’Università Carolina di Praga, nota anche come Università Carlo IV, fondata nel 1348.

La Facolta delle Arti dell'Università Carolina di Praga, Sede Convegno ESHS

La Conferenza si è svolta nell’edificio storico che ospita la Facoltà delle Arti. Il Presidente della Conferenza Petr Svobdný, Direttore dell’Istituto di Storia e dell’Archivio dell’Università Carolina, nonché capo della Società per la Storia e la Tecnologia della Repubblica Ceca, ha chiarito nella sua presentazione il significato del tema proposto. Ha ricordato innanzitutto che negli ultimi decenni la relazione tra scienza e potere ha rivelato tutta la sua importanza.  La storia dimostra che la natura della conoscenza e le attività scientifiche si sono trasformate, così come è avvenuto per la natura del potere e delle sue strutture. Il quesito posto ai congressisti, intervenuti in gran numero da tutta Europa ma anche da molti Paesi extra-europei (USA, America Latina, Cina e Australia), è stato il seguente: i processi di trasformazione della scienza e del potere sono collegati a vicenda? Ancora: quali tipi di relazioni si possono identificare in contesti storici differenti? L’invito a concentrarsi su questi problemi, rivolto a storici impegnati nello studio di periodi diversi, in luoghi diversi del pianeta, si proponeva di giungere ad una prima sintesi di pensiero che, probabilmente, non era mai stata tentata in precedenza.

Il tema proposto dagli Organizzatori è stato affrontato in un’ottantina di simposi e quasi quaranta sessioni. Di così ampio lavoro è impossibile rendere conto in breve e si rimandano gli interessati al sito della ESHS,  sul quale è possibile anche leggere i riassunti delle comunicazioni presentate.

In tema, ovviamente, è stata la relazione plenaria dello spagnolo Toni Malet, presidente eletto della ESHS, il quale ha trattato il tema: “Scienza e Potere: La Spagna Franchista (1939-1975) come studio di un caso”. Per citare a caso qualche argomento delle sessioni più ricche di interventi, si ricordano quelle dedicate alla Guerra Fredda e al ruolo degli scienziati in tale periodo, alla Storia della Cina, alla Storia della Psichiatria e della Psicologia e alle Scienze Astrali in Europa e in Cina. Tra i simposi da segnalare quello dedicato ai fattori sociali ed epistemici nel “Rinascimento” della Relatività Generale, quelli dedicati alle collezioni di storia naturale  e al loro significato tra il XVIII e XIX secolo e quelli che analizzavano il ruolo dei libri di testo e dei manuali come strumenti di potere. Anche il ruolo e l’attività delle Organizzazioni Scientifiche Internazionali nei campi della standardizzazione e normalizzazione è stato dibattuto a fondo nel corso di due simposi. Il “potere delle norme” ha costituito elemento di riflessione ad opera di studiosi europei ed americani, contribuendo ad avvicinare significativamente la storia all’attualità vista l’importanza pratica di queste procedure.

Nel corso della Conferenza sono stati consegnati due premi prestigiosi. Allo storico di Oxford Robert Fox, laureato in fisica, è andato il Premio Koyré, mentre il Premio Neunschwander, ossia riconoscimento più importante della ESHS, è andato all’americana Nancy Siraisi, storico della Medicina. La relazione di Fox, dal titolo “Il sogno che non muore mai: la conoscenza universale come utopia e mito” ha tracciato un vasto affresco che spaziava dalla Biblioteca di Alessandria, alla figura di Athanasius Kircher al motore di ricerca Google.

La statua di Carlo IV di Lussemburgo, Re dei Romani e primo Re di Boemia con il nome di Carlo I, posta all’imbocco del ponte monumentale che da lui prende il nome e attraversa la Moldava, era l’emblema della Conferenza. Fu Carlo, protettore delle arti, che fondò l’Università, la più antica dell’Europa Centrale e con la Bulla Carolina (Bolla d’Oro), garantì la sovranità del Regno di Boemia e regolò l’elezione imperiale. La sua immagine, riprodotta sul manifesto della conferenza e in tutto il materiale congressuale, sembrava  rammentare ai partecipanti che il potere politico, se esercitato con saggezza e lungimiranza, potrebbe esercitare tuttora un ruolo decisivo nella promozione del sapere.


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