Il Consiglio Scientifico del CNRS (Comitè National de la
Recherche Scientifique) lancia un allarme verso il potere politico e verso la
società civile in relazione ai rischi che si prospettano per il sistema della
ricerca francese a seguito degli andamenti negativi in materia di disponibilità
di risorse umane e finanziarie.
Questo appello/allarme è supportato da due pubblicazioni. La prima essenzialmente di analisi, valutazione,
considerazioni e richiami alle inadempienze del paese e della politica a fronte
degli impegni sottoscritti in sede europea circa il raggiungimento entro il
2010 di un livello complessivo d’investimenti in ricerca e sviluppo pari al 3%
del PIL. Nel secondo documento prevalgono i dati, le statistiche e i
confronti internazionali.
Questi confronti con paesi come la Corea, il Giappone, la Danimarca, la
Germania, gli Stati Uniti, riguardano sia gli investimenti nel sistema
pubblico della ricerca, sia gli investimenti in ricerca delle imprese. Un
particolare approfondimento, inoltre, viene dedicato al tema del personale, sia
ricercatori sia tecnici, e all’andamento del sistema di formazione
universitario.
Nel complesso i documenti del Consiglio Scientifico
dell’CNRS rilevano come i finanziamenti alla ricerca, tra il 1995 e il 2011, sono pari al 2,24% del PIL. Secondo i dati elaborati dall'OECD la Francia retrocede dal 7° al 15° posto nella
classifica mondiale.
Questa debolezza negli investimenti in ricerca è strettamente collegata ai dati relativi all’occupazione con valori, misurati in termini
di numero di ricercatori ogni mille occupati, che collocano la Francia al 14° posto.
Ma dal 2009 i saldi tra entrata e uscita di personale dal mondo della ricerca, risultano
sempre più negativi.
La diffusione, inoltre, del precariato, mette in
difficoltà la messa in opera delle attività sperimentali, la trasmissione delle
conoscenze, le aspettative professionali.
A tutto questo occorre aggiungere che “le prospettive
professionali offerte ai giovani che escono dal più alto livello
dell’insegnamento superiore francese, muniti di un dottorato, non possono smettere
di preoccuparsi.
Il tasso di disoccupazione dei giovani dottori è, secondo le
rare misura delle quali si dispone, particolarmente elevato: vicino al 10% già
nel 2007”.
Queste analisi indicano, senza ambiguità, che “la capacità
della Francia di effettuare ricerche di alto livello continuerà a ridursi.” Per evitarlo il primo provvedimento da prendere è quello di annunciare un piano
pluriennale per l’occupazione scientifica.
Nel corso di queste analisi
e di questi confronti non compare mai un riferimento al nostro Paese se
non in una nota finale dedicata alle “Conseguenze per le generazioni future”
dove di afferma che “la Francia è ad un passo dal prendere il cammino
dell’Italia o della Spagna con conseguenze estremamente rapide in termini di
distruzione profonda del loro sistema della ricerca”.
Per verificare questa previsione sarà opportuno analizzare i
dati pubblicati recentemente sia da Eurostat sia dall’Ocse. Ma questo è un altro capitolo, anche perché in questo caso le analisi possono
estendersi alle prospettive non solo del sistema ricerca.