Di corsi così non se ne trovano in nessun altra università italiana e, sembra, neanche nelle più prestigiose e pubblicizzate università straniere. Pensare che, invece, ci sarebbe tanto bisogno di iniziative come quella partita il 4 marzo 2010 presso il Dipartimento di Chimica “G. Ciamician” dell’Università di Bologna: si tratta del corso interdisciplinare “Riflessioni su Scienza e Società” della Facoltà di Scienze M.F.N. Per dovere di cronaca, questo corso - che io coordino - è nato lo scorso anno per volontà di Vincenzo Balzani e da un’idea sviluppatasi nell’ambito dell’associazione Povertà Nuove Ricchezze presieduta da Don Nicolini, parroco della Dozza e ben noto nel bolognese per la sua intensa attività sociale e culturale. Le caratteristiche sui generis del corso sono tante; la prima riguarda lo scopo che si prefigge, fondamentalmente rivolto a far emergere un volto nuovo, o meglio, il vero volto della scienza, molto più umano di quello che appare dalla lettura asettica degli articoli scientifici e dall’arida lettura di testi tradizionali: una scienza che soffre di ripensamenti e di conflitti, che ha portato a grandi scoperte, ma che ha anche subito sconfitte; in poche parole una scienza “critica”.
Altra particolarità riguarda l‘organizzazione del corso che è articolato in seminari di due ore ciascuno, una a disposizione del relatore e l’altra dedicata tassativamente alla discussione. La scaletta di quest’anno comprende 18 seminari, due alla settimana da marzo a maggio, tenuti da docenti di grande spicco e di estrazione disciplinare diversificata (come ad esempio Vincenzo Balzani, Claudio Franceschi, Andrea Segrè, Pietro Greco) per presentare le tantissime sfaccettature del complesso rapporto fra scienza e società.
I seminari affrontano i temi attuali più scottanti e dibattuti - dalle cellule staminali all’energia, dalle impronte indelebili lasciate in Internet alla globalizzazione e allo spreco non solo delle cose, ma anche delle parole e dei sentimenti, dalle malattie dimenticate alla sostenibilità ambientale, dal controverso concetto di PIL alla fragilità del nostro secolo, dal problema di una società che sta diventando sempre più “vecchia” alle bugie degli scienziati, fino all’idea pericolosa di far conoscere tutto a tutti - giusto per citarne alcuni. Un’altra caratteristica del corso è quella di essere aperto non solo a tutti gli studenti dell’ateneo bolognese, che frequentando e sostenendo l’esame acquisiscono 5 crediti nell’ambito degli insegnamenti a libera scelta, ma anche all’intera cittadinanza. Il corso ha infatti l’ulteriore intento di stendere un ponte fra università e città per avvicinare la docenza accademica al cittadino e, soprattutto, per colmare la grande voragine che oggi allontana la scienza dalle persone. Arginare l’anoressia scientifica, come ha detto Ivano Dionigi, Rettore dell’Università di Bologna, presentando il corso, è una necessità impellente, perché un Paese senza scienziati motivati non ha futuro.
Questo è esattamente quello che “Riflessioni su Scienza e Società” cerca di ottenere: far conoscere ai cittadini cosa fa la scienza per creare un futuro migliore, restituendo fiducia e cercando di smantellare lo scetticismo imperante nei suoi confronti, in parte dovuto agli scienziati stessi che troppo spesso preferiscono rimanere chiusi nei loro laboratori, piuttosto che confrontarsi con la cittadinanza; far capire agli studenti iscritti a lauree scientifiche ciò che non si dice mai a lezione, ovvero per quali scopi la scienza deve essere usata e soprattutto per quali scopi non deve essere usata; far comprendere agli studenti di corsi di laurea non scientifici che la scienza non è un qualcosa di astratto e astruso, ma pervade ogni campo del nostro vivere quotidiano, dai processi naturali a tutto ciò che è stato inventato per migliorare la nostra esistenza, e che il sapere scientifico permette di essere un cittadino consapevole e responsabile.