fbpx Quanto e come uccide l'amianto | Scienza in rete

Quanto e come uccide l'amianto

Primary tabs

Tempo di lettura: 5 mins

I due supplementi di Epidemiologia & Prevenzione dedicati allo Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento (S.E.N.T.I.E.R.I.) impressionano per la cautela con cui sono presentate le diverse analisi realizzate. L'atteggiamento generale è infatti quello di proporre delle indicazioni, piuttosto che evidenziare delle variazioni causali. Esiste però un argomento che sembra incrinare la prudenza degli autori, un aspetto che emerge con forza fin dall'inizio della prima pubblicazione, quando si afferma che «per le fonti di esposizioni ambientali nei SIN l'insieme delle evidenze scientifiche esaminate nel presente rapporto mostra che solo per la residenza in siti contaminati con amianto, o comunque caratterizzati dalla presenza di miniere o cave di amianto, è accertato un nesso causale con il tumore maligno alla pleura». 

Nei 44 Siti di Interesse Nazionale (in cui risiedono il 10% della popolazione italiana) analizzati in S.E.N.T.I.E.R.I. si riscontrano – rispetto all'amianto – valori in eccesso per quanto riguarda la mortalità legata ai tumori della trachea, dei bronchi e dei polmoni, al tumore pleurico e al tumore dell'ovaio.

Causa

Uomini

Donne

Totale

oss

att

SMR

oss -

att

oss

att

SMR

oss -

att

oss

att

SMR

oss -

att

t. della trachea, dei bronchi e dei polmoni

4935

4612

107,0

 

323

838

831

100,8

7

5773

5443

106,1

330

t. della pleura

440

164

268,6

276

204

65

315,8

139

644

228

281,9

416

t. dell'ovaio

 

 

 

 

471

465

101,2

6

471

465

101,2

6

 Tabella a pag. 156 del suppl.4 di E&P 

Per ognuna di queste cause di morte si registra un rapporto standardizzato di mortalità (indice SMR) al di sopra dei 100 punti, e quindi si ha una correlazione tra la fonte di esposizione ambientale e le morti osservate: l'esposizione all'amianto è associata, in modo statisticamente significativo,  a un incremento dei decessi. Una correlazione che, come è già stato anticipato, in base agli studi esistenti e consultati dall'équipe che ha realizzato lo studio diviene causalità per quanto concerne il tumore pleurico.

Dei 44 SIN considerati, 12 sono associati esclusivamente all'amianto come fonte di esposizione ambientale. Più in particolare, 6 SIN sono stati individuati soltanto in base alla presenza di questa fonte: Balangero, Bari-Fibronit, Biancavilla, Broni, Casale Monferrato, Emarese. I restanti SIN presentano invece una situazione più complessa, poiché associati anche ad altre fonti, ovvero: discariche (l'Area del Litorale Vesuviano), impianti chimici (le Aree industrialii del Val Basento), industria farmaceutica, impianti petrolchimico e siderurgico, area portuale, discariche e inceneritore (Massa Carrara), impianto chimico, centrale elettrica, area portuale, area stoccaggio della centrale a carbone (Pitelli), impianti chimico e petrolchimico, raffineria, area portuale e discarica (Priolo), discarica, impianti chimico e siderurgico (Tito).
Si delinea quindi un quadro alquanto eterogeneo, dato che i siti risultano diversi per distribuzione geografica, estensione e popolazione. Senza poi dimenticare che nell'indagine sono stati esclusi SIN come quello di Bagnoli (dove è nota la presenza di amianto, a causa di uno stabilimento dell'Eternit) e che altri non sono stati associati all'amianto, nonostante la letteratura esistente abbia accertato un'esposizione a questa fibra in questi luoghi (ad esempio Porto Marghera, in cui le attività portuali comportavano un'esposizione all'amianto, situazione che si ripete anche a Trieste).


La mortalità per tutte le cause, valutata mediante l'SMR, è inferiore alle attese in 4 siti, tra cui il SIN di Emarese – associato esclusivamente all'amianto – e quelli di Pitelli, Priolo e Tito. È rilevante ricordare la peculiarità di Emarese, poiché si è in presenza di una popolazione numericamente 
esigua (202 abitanti secondo il Censimento del 2001), che non ha reso possibile un'adeguata valutazione della mortalità. I casi più preoccupanti sono quelli di Balangero (SMR=117) e Massa Carrara (SMR=111), e si registrano differenze considerevoli tra la popolazione maschile e femminile – tutte sfavorevoli per gli uomini – a Broni (9 punti), Massa Carrara (14) e Tito (11). 
La mortalità per i tumori della trachea, dei bronchi e del polmone è maggiore alle attese in quasi tutti i SIN, solo Bari-Fibronit, Biancavilla e Broni presentano degli indici SMR al di sotto delle 100 unità. Se però si abbandona l'analisi realizzata sul totale della popolazione la situazione sembra cambiare, nei SIN di Bari-Fibronit e Biancavilla Broni la mortalità è in eccesso per le donne (SMR=124, SMR=106), mentre a Broni sono gli uomini ad avere un SMR superiore (SMR=108). L'esistenza di una certa differenza tra i valori registrati nei due sessi è un tratto saliente della mortalità legata a questa tipologia di tumori, di fatto nel solo SIN di Balangero risulta ridotta (3 punti). Un altro aspetto caratteristico è la rilevanza di un ruolo eziologico di altre esposizioni ambientali, attraverso lo studio della letteratura esistente in materia, ha infatti rilevato una sufficiente associazione tra i tumori della trachea, dei bronchi e del pomone e altre fonti di esposizione ambientale (inquinamento dell'aria, fumo attivo, fumo passivo e occupazione).

Una circostanza che invece non si ripete affatto nei tumori della pleura. In primo luogo si può constatare che l'analisi della mortalità dovuta a questo tipo di tumore non è stata realizzata soltanto nel SIN di Emarese, ma anche in quelli delle Aree industriali della Val Basento e di Tito, poiché i decessi erano troppo esigui per uno studio statistico degli stessi (sempre al di sotto delle tre unità). In secondo luogo il quadro che emerge è a dir poco allarmante: tutti i SIN presentano degli indici SMR di gran lunga superiori al valore limite. Si va dal sito di Pitelli, il cui SMR è pari a 169, a quello di Broni, dove il rapporto standardizzato di mortalità raggiunge quota 1390. Ciò significa che tra il 1995 e il 2002 (l'intervallo temporale preso in analisi da S.E.N.T.I.E.R.I.) si sono registrati 426 decessi in eccesso dovuti al tumore della pleura in 9 SIN caratterizzati per la presenza dell'amianto. Infine, nonostante sia stata rilevata, in base allo studio della letteratura, un'evidenza sufficiente nell'associazione tra l'occupazione e il tumore pleurico, quest'ultimo non sempre colpisce in modo preponderante la popolazione maschile, la quale era impiegata in misura maggiore nelle fabbriche in cui si lavorava l'amianto. Ad esempio nei SIN di Biancavilla e di Casale Monferrato è la popolazione femminile a presentare gli indici di SMR superiori, e anche con delle differenze ragguardevoli (137 punti per Biancavilla, e 184 per Casale Monferrato). I dati relativi alla mortalità dovuta al tumore dell'ovaio appaiono invece meno preoccupanti, eppure in tre siti (Broni, Casale Monferrato, Pitelli) l'indice SMR è al di sopra del limite, un elemento che suggerisce comunque una certa gravità.  

Un ultimo elemento, che riceve poco spazio, nelle due pubblicazioni, ma che è storicamente connesso all'amianto, è quello dell'asbestosi. Tra le 63 cause di morte considerate da S.E.N.T.I.E.R.I è annoverata la pneumoconiosi, ovvero quella patologia del lavoro causata dall'inalazione di polveri (silice, carbone, talco) che prende il nome di asbestosi quando si è in presenza di amianto.  Consultando gli allegati dell'indagine risulta che presso i siti di Broni, Casale Monferrato, Pitelli l'indice SMR relativo alla pneumoconiosi è superiore alla norma, collegano l'amianto a patologie non soltanto tumorali. 


Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Intelligenza artificiale ed educazione: la ricerca di un incontro

Formazione ed educazione devono oggi fare i conti con l'IA, soprattutto con le intelligenze artificiali generative, algoritmi in grado di creare autonomamente testi, immagini e suoni, le cui implicazioni per la didattica sono immense. Ne parliamo con Paolo Bonafede, ricercatore in filosofia dell’educazione presso l’Università di Trento.

Crediti immagine: Kenny Eliason/Unsplash

Se ne parla forse troppo poco, almeno rispetto ad altri ambiti applicativi dell’intelligenza artificiale. Eppure, quello del rapporto fra AI ed educazione è forse il tema più trasversale all’intera società: non solo nell’apprendimento scolastico ma in ogni ambito, la formazione delle persone deve fare i conti con le possibilità aperte dall’IA.