fbpx Onde da Nobel | Scienza in rete

Onde da Nobel

Primary tabs

Read time: 4 mins

L'interferometro Virgo a Cascina (Pisa). The Virgo Collaboration.

Barry Barish e Kip S. Thorne, entrambi di Calthech, insieme a Rainer Weiss di MIT, si sono aggiudicati il Premio Nobel per la fisica 2017 per il loro ruolo nella scoperta delle onde gravitazionali, ma anche come fondatori di LIGO (Interferometer Gravitational-Wave Observatory), che per primo ha misurato, il 14 settembre 2015, le onde gravitazionali, giusto un secolo dopo la loro previsione teorica nella relatività generale di Albert Einstein.

L’annuncio della storica scoperta delle onde gravitazionali è stato dato dalle collaborazioni scientifiche LIGO e VIRGO, alla quale l’Italia partecipa con l’INFN, l’11 febbraio 2016, nel corso di due conferenze stampa congiunte, negli Stati Uniti a Washington nella sede della National Science Foundation (NSF), che finanzia il progetto LIGO, e in Italia a Cascina, dove si trova lo European Gravitational Observatory (EGO), che ospita e gestisce l’interferometro VIRGO.

La prima rivelazione delle onde gravitazionali era avvenuta il 15 settembre 2015 a opera degli interferometri gemelli Advanced LIGO, negli Stati Uniti. Nel corso del successivo periodo di osservazione, altre due rivelazioni sono state annunciate (vedi anche nostro articolo). Dal 1° agosto 2017, l’interferometro VIRGO si è unito ai due LIGO nella presa dati: questo ha portato a una nuova osservazione di onde gravitazionali, annunciata il 27 settembre 2017, nel corso di una conferenza stampa congiunta delle collaborazioni LIGO-VIRGO che si è tenuta nell’ambito del G7 Scienza a Torino. Con questa prima rivelazione a tre strumenti, che consente di localizzare la sorgente delle onde gravitazionali con inedita precisione, siamo così entrati nel vivo dell’era dell’astronomia gravitazionale, un modo completamente nuovo per studiare il nostro universo.

“Premiata la scoperta del secolo, realizzata dopo un secolo di attesa: giusto riconoscimento a chi con tenacia ha, per oltre vent’anni, inseguito il visionario progetto di riuscire a captare il debolissimo segnale generato da un catastrofico evento avvenuto lontano, nel cosmo”, commenta Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare INFN. “Ci congratuliamo con i vincitori del Premio Nobel e con tutti coloro che negli anni hanno lavorato strenuamente per raggiungere questo importante risultato della fisica, tra cui molti italiani, primo fra tutti Adalberto Giazotto, che ha dato un contributo fondamentale, individuando nella capacità di rivelare segnali a bassa frequenza la chiave del successo, e che già nel 2001 aveva proposto di realizzare una rete mondiale di interferometri”, conclude Ferroni.

"Se il premio Nobel alle onde gravitazionali fosse andato l'anno scorso, il terzetto sarebbe stato diverso", commenta Patrizia Caraveo, Direttore dell’Istituto di Astrofisica spaziale e fisica cosmica di Milano e membro del Gruppo 2003 per la ricerca. "Almeno questa era l'impressione che avevo avuto ascoltando l'annuncio della scoperta in mondovisione. Il capo del progetto aveva detto che il successo aveva tre padri: Weiss, Thorne e lo scozzese Drever, troppo malandato per essere presente alla conferenza stampa.  La recente scomparsa di Drever ha aperto la strada a Barish, che pur non avendo ideato il progetto gli ha dato l'organizzazione vincente. Questo non significa che la fisica delle onde gravitazionali sia tutta americana. La collaborazione italo-francese che ha prodotto VIRGO conta su personaggi di grande spicco. E chi dice che i fisici ottengono i loro migliori risultati quando sono giovani dovrebbe guardare l'età di questi tre brillanti ottuagenari".

"La prima rivelazione diretta delle onde gravitazionali annunciata dalle collaborazioni LIGO e VIRGO rappresenta uno dei risultati più importanti nella storia della fisica, e segna l'inizio di una nuova scienza, l'astronomia gravitazionale”, spiega Gianluca Gemme, che coordina la partecipazione nazionale dell’INFN al progetto VIRGO. “Il premio è un riconoscimento al talento individuale e al lavoro collettivo di oltre mille fisici, ingegneri e tecnici, provenienti da ogni parte del mondo. VIRGO ha rappresentato un grande passo avanti nella tecnologia degli interferometri: è stato, infatti, il primo rivelatore al mondo capace di scendere alle basse frequenze, aprendo la strada all'americano Advanced LIGO. Adalberto Giazotto è stato inoltre il pioniere dell’idea della rete globale di rivelatori, che da oltre un decennio, grazie alla stretta collaborazione tra LIGO e VIRGO, è diventata una realtà e ha contribuito in maniera determinante alla scoperta che oggi viene celebrata”, conclude Gianluca Gemme.”.
“L’intera collaborazione VIRGO si congratula e festeggia con Ray, Kip e Barry”, commenta Fulvio Ricci, ricercatore INFN e professore alla Sapienza Università di Roma, che era alla guida della collaborazione VIRGO quando è stata realizzata la scoperta. “Hanno giocato un ruolo cruciale in questa scoperta. La prima rivelazione diretta di un segnale di onda gravitazionale è la fine di un lungo processo. Loro hanno contribuito con idee e azioni originali, che ci hanno permesso di raggiungere questo risultato, una pietra miliare nella storia della fisica moderna”, conclude Ricci.

Fonte: INFN: http://home.infn.it/download/NOBEL_2017/
Il testo divulgativo (in inglese) dell'accademia dei Nobel sulle onde gravitazionali: https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/physics/laureates/2017/popular-p...
Articoli correlati

Iscriviti alla newsletter

Le notizie di scienza della settimana

 

No spam, potrai cancellare la tua iscrizione in qualsiasi momento con un click.

 

prossimo articolo

Mappare il connettoma del cervello: una fatica inutile?

La pubblicazione sulla rivista Science della prima mappa completa delle connessioni di un cervello complesso lascia riemergere un decennale dibattito sull'utilità dello studio dei connettomi per la reale comprensione delle funzioni cerebrali. La questione è: una mappa dettagliata della struttura del cervello è necessaria (o addirittura sufficiente) per il progresso delle neuroscienze?

Nell'immagine, la ricostruzione di tracciati di neuroni e sinapsi in una porzione di retina di topo, ottenuta sulla piattaforma EyeWire, un gioco online in cui gli utenti possono mappare i percorsi dei neuroni da immagini reali di microscopia elettronica. Crediti: Alex Norton per EyeWire

«Se vogliamo capire chi siamo e come pensiamo, in parte significa capire i meccanismi del pensiero, e la chiave per farlo è sapere come i neuroni si connettono l’uno con l’altro» così commenta Joshua T. Vogelstein, ingegnere biomedico e uno degli autori dell’articolo pubblicato il 10 marzo sulla rivista Science che illustra la prima mappa completa dell’intero cervello di una larva di Drosophila melanogaster, il comune moscerino della frutta.