fbpx Una nuova molecola per bloccare il tumore al seno | Scienza in rete

Una nuova molecola per bloccare il tumore al seno

Primary tabs

Tempo di lettura: 2 mins

Il tumore al seno è la neoplasia più frequente nella popolazione femminile e la seconda causa di morte per tumore, dopo il carcinoma al polmone.

Negli ultimi decenni, l'avvento di tecnologie che consentono lo studio di profili di espressione genica su larga scala ha portato all’identificazione di molteplici sottotipi molecolari di cancro al seno. Tale scoperta ha posto le basi per ricerche sempre più mirate ad una terapia personalizzata basata su nuovi marcatori e nuovi bersagli molecolari. Nell’ultimo numero della prestigiosa rivista internazione Embo Molecular Medicine, il gruppo di Oncogenomica Traslazionale dell’Istituto Regina Elena ha pubblicato la recente scoperta di una nuova molecola in grado di bloccare la proliferazione delle cellule tumorali nei tumori al seno. Tale molecola è il microRNA-10b*, componente di una classe di molecole di recentissima scoperta, i microRNA, che agiscono regolando l’espressione genica a livello post trascrizionale, inibendo l’espressione di molteplici RNA messaggeri coinvolti nel normale funzionamento della cellula stessa. Per questa loro particolare capacità sono in grado di regolare i processi più critici della cellula, dal differenziamento alla risposta a vari stress, dalla crescita e alla morte cellulare.

I microRNA sono RNA non codificanti proteine (ncRNA) che rappresentano all’incirca il 70% del genoma umano e che recenti studi hanno individuato come nuovi possibili biomarcatori nell’ambito della diagnosi e della prognosi di diverse neoplasie umane, tra cui il cancro al seno. Gli esperimenti condotti dal gruppo di Oncogenomica Traslazionale in collaborazione con il Weizmann Institute of Science (Israele) hanno permesso inizialmente di dimostrare che nel tumore al seno esiste una diversa espressione di alcuni microRNA rispetto al tessuto circostante sano. In particolare, l’espressione del miR-10b* viene persa nelle cellule tumorali rispetto alla controparte sana; evento questo riconducibile ad una modifica della struttura del DNA genomico della cellula tumorale, che porta al silenziamento trascrizionale del miR-10b* stesso. La ricostituzione della sua espressione porta alla morte delle cellule tumorali, attraverso la regolazione dei livelli di tre proteine (PLK1, BUB1 e Ciclina A) coinvolte in processi chiave per la sopravvivenza della cellula trasformata. Esperimenti condotti su cavie murine hanno evidenziato come l’espressione esogena del miR-10b* possa bloccare la crescita del tumore aprendo la possibilità di un suo possibile impiego terapeutico in campo oncologico, in particolare nel tumore al seno che ancora oggi rappresenta un problema clinico in ragione alla risposta terapeutica non sempre prevedibile e al possibile manifestarsi della resistenza alle terapie medesime.

Questo lavoro è stato finanziato con i fondi AIRC.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.