fbpx Lavati le mani, Fra Martino! | Scienza in rete

Lavati le mani, Fra Martino!

Primary tabs

Tempo di lettura: 2 mins

Come ogni dicembre, anche questo è arrivata la Christmas Edition del BMJ, lo speciale del British Medical Journal che raccoglie alcune ricerche curiose che pur non rientrando tra i contenuti pubblicati normalmente dalla rivista, trovano una loro luce sotto Natale. Tra quelle scelte quest’anno c’è l’idea di prevenire la trasmissione dei virus gastrointestinali e respiratori, comuni tra i bambini e causa della maggior parte delle loro assenze scolastiche, insegnando loro come lavarsi le mani in modo corretto. Per farlo hanno scritto una rivisitazione della canzone popolare “Fra Martino campanaro” (trattandosi di uno studio canadese il testo è in inglese).

1. Scrub your palms [Strofina le mani]
2. Between the fingers [Tra le dita]
3. Wash the back, wash the back [Lava il dorso, lava il dorso]
4. Twirl the tips around [Fai girare le dita sulla mano]
5. Scrub them upside down [Strofina le mani al contrario]
6. Thumb attack! Thumb attack. [Attacca il pollice! Attacca il pollice]

I versi, che riprendono i sei step indicati dall’Oms per una corretta igiene delle mani, sono stati scritti, e quindi semplificati al massimo, con il coinvolgimento diretto dei bambini in età scolare e prescolare, per ottenere un motivo che fosse facile da memorizzare. Infatti, sebbene numerosi studi abbiano investigato l’impatto che una corretta igiene delle mani a scuola ha sulla circolazione delle infezioni e le assenze dei bambini, nessuno si era ancora concentrato sul come insegnarlo efficacemente. Le autrici hanno inoltre in programma di testare la canzone in classe per determinarne l’accettazione, il potenziale per l’apprendimento peer-to-peer e la conservazione nella memoria a lungo termine.

Recap sull’igiene delle mani e la prevenzione dell’influenza

L’Oms raccomanda di lavare le mani regolarmente, usare acqua e sapone e poi asciugarle completamente o, in alternativa, usare gel idroalcolici. Il lavaggio dovrebbe durare il tanto di cantare due volte “Tanti auguri” e seguire gli step indicati nella figura:

lavarsi le mani


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

L’uso di ChatGPT rende pigri i ricercatori?

ricercatore pigro

Negli ultimi due anni, ChatGPT (e altri LLM della Generative AI) sono entrati a pieno regime sia nell’educazione universitaria che nei luoghi della produzione di conoscenza scientifica, che ha negli articoli pubblicati su riviste e giornali scientifici il proprio prodotto finale. Diverse opinioni sono state spese sull’avvento di questa tecnologia, ma pochi studi empirici se ne sono davvero occupati. Uno studio di Abbas e colleghi contribuisce a rispondere empiricamente alle mille domande che sorgono da un confronto con questo strumento, e solleva riflessioni urgenti sulle conseguenze del suo uso. Questo articolo è il primo di una serie di due articoli che si concentra su una particolare conseguenza – una negativa e una positiva – degli strumenti della Generative AI sulla ricerca accademica. In questo articolo, esploriamo quella negativa, la pigrizia.

Quando, dal 30 novembre 2022 e nei mesi successivi, abbiamo cominciato a sperimentare l’uso di ChatGPT, una delle prime considerazioni che ha fatto capolino nelle nostre menti è stata certamente l’imbarazzante facilità con cui si sarebbero potuti produrre dei testi scritti. Testi anche di una discreta qualità, e nei più svariati ambiti della scrittura.