L'università non serve solo a trovare un lavoro. Non è solo un ascensore sociale che porta - incrociando le dita - verso l'alto. Ma le mamme spesso pensano che lo sia. Questo articolo è per le mamme, meno per chi pensa che l'università sia anche un luogo di ricerca, di innovazione, di eccellenza.
Abbiamo già visto qui che laurearsi non assicura un ingresso facile nel mondo di lavoro: in Italia molto dipende dalla latitudine e quindi dalla capacità del territorio di assorbire le competenze dei laureati. Dipende forse anche dall'università in cui si studia? Non sembra. Dai dati del consorzio Almalaurea, che ha indagato sulla situazione lavorativa dei neolaureati degli Atenei che fanno parte del consorzio, non emerge alcuna correlazione tra luogo di studio e particolari vantaggi in termini di occupazione e salario. Anche incrociando i dati con la classifica CENSIS (una tra le tante classifiche disponibili) degli atenei non si ricavano particolari raccomandazioni da suggerire alle madri per indirizzare i figli a studiare in questa o quella università. Tranne una: basta che studi ingegneria (o medicina).
Chi proviene da atenei più quotati ha simili possibilità di occupazione a un anno dalla laurea e simile retribuzione.
La retta di regressione lineare mostrata nel grafico ha un andamento crescente: questo induce a pensare che la graduatoria sia correlata a un maggior successo professionale dei laureati, mentre invece occorre notare che i punti sul grafico non cadono sulla retta ma sono invece piuttosto sparpagliati. In altre parole l'andamento crescente offre una visione d'insieme di un parametro assai variabile.
La differenza sta nello studiare materie umanistiche o scientifiche. Qui abbiamo visualizzato i dati di ingegneria e lettere (su Github i dati completi). La scelta di quale università frequentare (con tutte le conseguenze) non sposta di molto la strada del proprio futuro lavorativo. Segno che le università come agenzie di trasmissione del sapere funzionano allo stesso modo.
In questo grafico si mostra la variabilità del salario netto mensile per i neolaureati di tutte le università segmentati per facoltà. In coda i soliti noti.I giovani, che in gran parte scelgono l'università per poter lavorare, se ne sono accorti, come si vede dai dati di immatricolazione del MIUR.
L'abbandono delle facoltà sociali e umanistiche ha detrminato lo spettacolare calo di nuove immatricolazioni registrato nell'ultimo decennio. Un calo che al centro e sud è ancora più marcato.
PS: se non risultano differenze tra atenei per quanto riguarda futuro occupazionale nulla si può dire, a partire da questi dati, sulle differenze tra gli atenei come poli di ricerca e innovazione, ma questo è un articolo per le mamme.
PS 2: ingegnere maschio possibilmente