fbpx ERC Consolidator Grant: tanti Italiani ma poca Italia | Scienza in rete

ERC Consolidator Grant: tanti Italiani ma poca Italia

Primary tabs

Read time: 2 mins

Seicentocinque milioni di euro per 314 progetti di ricerca: questi i numeri per il 2016 dei Consolidator Grants di ERC, rivolti a ricercatori con 7-12 anni di esperienza post PHD per un massimo di 2 milioni di euro ciascuno, dove hanno trovato particolare attenzione le nuove terapie rigenerative per le malattie cardiache, i nuovi algoritmi per rendere le reti di computer sempre più resilienti, e le ultime frontiere nell'ambito della ricerca psicologica. Lo rende noto la stessa agenzia, in un comunicato di questa mattina, dal quale è possibile estrapolare qualche statistica.

Per l'Italia però c'è poco spazio, dal momento che ci collochiamo in ottava posizione per numero di progetti finanziati, più o meno in linea con gli ultimi anni. Ci portiamo a casa 14 progetti vincitori, suddivisi equamente fra scienze della vita, scienze fisiche e le cosiddette Humanities. Il Regno Unito se ne porta a casa 58 (alla faccia della Brexit!), la Germania 48, la Francia 43, l'Olanda 29, la Spagna 24.  

Ma se non c'è l'Italia, è pur vero che ci sono gli italiani. Siamo infatti al secondo posto su 39 per nazionalità dei vincitori, con 38 connazionali vincitori di Consolidator Grant, un terzo dei quali donne. Prima di noi solo la Germania. Che cosa significa questo? Significa che la ricerca italiana si fa fuori casa: su 38 ricercatori italiani, 25 fanno ricerca all'estero, una delle percentuali più alte d'Europa, più del doppio di Spagna, Belgio e Germania, dove circa il 30% dei vincitori fa ricerca altrove. Interessante infine il dato sui ricercatori britannici: solo il 4% di essi ha vinto un finanziamento per lavorare fuori dal proprio paese.

Un segno questo che conferma l'incapacità del sistema accademico e dei centri di ricerca italiani di tenere nel Paese le sue teste migliori; un declino, insomma, che non sembra ancora arrestarsi nonostante le recenti misure volte a facilitare lo sviluppo di ERC nelle sedi italiane. In controtendenza, in questo senso, alcun programmi di finanziamento della ricerca volti espressamente a preparare i nostri ricercatori a vincere gli ERC e, una volta vinti, a farli fruttare all'interno dei partii confini, come alcuni programmi della Fondazione Cariplo.

 

 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La migrazione sanitaria in Italia, spiegata bene

mappa italia con aereo in volo da sud verso nord

Periodicamente la mobilità sanitaria, cioè il trasferimento delle persone dalla propria Regione a un’altra per ricevere le cure di cui hanno bisogno approda sui media con toni apocalittici. Ma di che cosa parliamo? E quali sono gli aspetti davvero problematici capaci di generare costi ingiustificati e diseguaglianze?

Il fenomeno della migrazione sanitaria definisce lo spostamento di cittadini da una Regione all’altra per ricevere assistenza. Il termine tecnico che la definisce è però mobilità sanitaria. Probabilmente il termine migrazione trova largo uso perché giornalisticamente più accattivante e perché caratterizza meglio la componente più significativa dei flussi di mobilità: lo spostamento massiccio di pazienti dal Sud al Nord.