Impianti delle acciaierie Dolní Vítkovice a Ostrava, nella Repubblica Ceca, oggi trasformate in un centro culturale e di aggregazione sociale. Credits: DolnioblastVitkovice.
La dichiarazione finale della Sesta conferenza interministeriale su ambiente e salute di Ostrava conclude i lavori di una conferenza a tutti gli effetti importante, ospitata dalla Repubblica Ceca a Ostrava, dal 13 al 15 giugno. Sotto l'egida della Regione Europea della Organizzazione mondiale della sanità, la conferenza si è tenuta negli impianti delle acciaierie Dolní Vítkovice, chiuse nel 1998, restaurate come grande spazio pubblico e museo industriale. Un’ambientazione imponente e affascinante, il posto giusto per parlare di uno "spirito trasformativo dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile" che possa contribuire a proteggere ambiente e salute. Oltre 450 rappresentanti dei 53 paesi della Regione europea dell'OMS e delle organizzazioni internazionali e non governative si sono incontrati per discutere gli sviluppi in 7 campi prioritari, che tengono conto di quanto realizzato dopo la Quinta conferenza interministeriale, che si era tenuta a Parma nel 2010.
Nella dichiarazione finale, riconosciuto il peso e la gravità dei fattori ambientali che influenzano la salute, si sottolineano alcuni elementi cruciali:
- la necessità di integrare gli obiettivi di tutte le Istituzioni internazionali che agiscono nella stessa direzione, e quindi si “sposano” a tutti gli effetti gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’UNEP, e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015 sul clima;
- il peso di degrado ambientale, l’inquinamento, il cambiamento climatico, l'esposizione a prodotti chimici pericolosi e la destabilizzazione degli ecosistemi aggravano le diseguaglianze sociali;
- la responsabilità va condivisa con tutti i livelli di governo, da quello internazionale a quelli locali, coinvolgendo i cittadini e i portatori di interessi con azioni estese sul territorio, dentro e fuori i propri confini e proiettate su scale temporali lunghe;
- vanno intraprese azioni di sistema, quindi intersettoriali, e va messa al centro la prevenzione, mantenendo anche in questo caso la massima attenzione alle conseguenze per i settori svantaggiati.
I 53 paesi si impegnano quindi a mantenere gli impegni già presi e a rafforzare le collaborazioni in direzione della sostenibilità per proteggere ambiente e salute. Da sottolineare: rafforzare l’equità, l’inclusione sociale e l’eguaglianza di genere; lavorare con i portatori di interessi a tutti i livelli; supportare attivamente la ricerca scientifica destinata a consolidare le conoscenze necessarie alle decisioni, sostenendo il principio di precauzione. Tra gli altri impegni delineati all’art 9, è da notare un rovesciamento di prospettiva: è importante lavorare per promuovere infrastrutture e sistemi sanitari resilienti, in particolare rispetto ai cambiamenti climatici (art.9d).
I settori prioritari di azione elencati nella dichiarazione sono sette. Quattro coprono questioni ben note, per le quali esistono conoscenze scientifiche molto avanzate, e servono azioni sempre più incisive, con obiettivi misurabili. Si tratta di:
Acqua e servizi igienici. La priorità storica della Regione Europea del WHO ha fatto certo progressi, con i cambiamenti epocali post 1989 e la sempre maggiore cooperazione tra i paesi. Anche i paesi più sviluppati hanno però impianti che stanno invecchiando e che andrebbero rinnovati con altissimi costi economici.
Qualità dell’aria. È una questione ben nota, e abbiamo imparato a contare quanti morti e malati in più ci saranno ogni volta che aumentano gli inquinanti atmosferici. Ma come prevenire? Oggi le regioni stanno elaborando i piani per il contenimento delle emissioni, ma bisogna agire in modo concertato e rapido, con indicatori espliciti e obiettivi misurabili.
Sicurezza chimica. I progressi del regolamento REACH in Europa fanno sentire i loro effetti, anche se le conoscenze sono ancora molto scarse in materia. Una delle priorità è ancora l’identificazione e l’eliminazione dell’esposizione ad amianto, causa di tante malattie e decessi. Serve maggiore informazione e coinvolgimento dei cittadini che contribuiscono a identificare i problemi esistenti e a modificare la propria esposizione.
Cambiamenti climatici. Gli accordi di Parigi del 2015 aiutano a chiarire le priorità, anche se ora è importante concentrasi sui più vulnerabili con strategie intersettoriali e obiettivi a lungo termine.
Ci sono poi settori che non sono nuovi, ma vengono declinati in modo molto articolato, mostrando la profondità del lavoro preparatorio e la competenza scientifica messa in campo.
Città. Individuate come il luogo critico per eccellenza, su cui l’umanità del pianeta sta riversando miliardi di persone, energie, consumi e, di nuovo, diseguaglianze che devono essere gestite. All’interno di questo settore l’architettura, i trasporti, il rumore, il cibo sono ambiti su cui le politiche devono riuscire a incidere.
Rifiuti e le aree da bonificare. Anche grazie alla ricerca scientifica italiana degli ultimi anni, rifiuti e aree di bonifica sono stati riconosciuti come una priorità ambientale e sanitaria a se stante.
Sostenibilità ambientale e sistemi sanitari. Ecco il settore su cui WHO e i paesi firmatari propongono di rovesciare la prospettiva: non più solo portare il tema salute all’interno dei temi ambientali, ma portare l’ambiente nel cuore dei sistemi sanitari. Se si opererà in modo sistematico promuovendo le tecnologie più rispettose dell’ambiente, i consumi verdi, la gestione dei sistemi più efficiente dal punto di vista ambientale proprio il settore sanitario potrà dare un contributo decisivo al miglioramento ambientale.
Comune a tutti i sette settori è infine la valutazione di impatto ambientale e di impatto sulla salute: la VIA e la VIS. Questo tema è centrale in Italia proprio in queste settimane, in cui si sta preparando l’attuazione della nuova Direttiva VIA europea, che rafforza l’inclusione di indicatori di salute nelle valutazioni di nuovi impianti o nel rinnovo delle autorizzazioni. Le Valutazioni di Impatto sulla Salute sono importanti perché aiutano a definire il carico di malattie e mortalità, fornendo elementi chiave per le decisioni agli amministratori locali e alle comunità.
Per affrontare le sette sfide, OMS Europa ha deciso di coinvolgere nella conferenza di Ostrava da una parte le istituzioni internazionali, dall’altra gli attori locali che possono operare le trasformazioni più profonde e durature. Ecco quindi ai tavoli delle sessioni plenarie UNECE, UNEP, Rete città sane, Rete delle regioni per la salute, assieme a sindaci, assessori, responsabili di istituzioni locali, enti di ricerca, agenzie governative che si occupano di ambiente e salute.
Assenti invece i ministri dei 53 paesi della Regione Europea del WHO, contrariamente alle conferenze precedenti. Un brutto segno, che Srdan Matic, coordinatore del Dipartimento Policy e Governance per salute e benessere di OMS Europa, ha provato a spiegare: “Ci sono state defezioni dei ministri per molti motivi diversi, anche logistici, ma non possiamo negare che il tema ambiente e salute è uscito dall’agenda della politica a livello dell’Unione Europea e dei singoli paesi. Le priorità si concentrano sulla sicurezza e sulla crescita economica, che ha sempre caratteristiche di breve termine, e non riesce quindi a includere scenari come i cambiamenti climatici e il futuro dei nostri figli. Le azioni però sono urgenti e la scienza fornisce tutte le conoscenze utili. Qui a Ostrava molti esperti e tecnici hanno risposto alla nostra convocazione, sono capaci e pronti ad agire: anche il lavoro preparatorio degli ultimi due anni, con 11 conferenze tecniche, è stato di altissimo livello. Gli amministratori locali sono disponibili e WHO fornisce la motivazione forte e la spinta per agire, assieme a Reti di enti locali, mentre mette a disposizione indicatori condivisi per misurare i risultati. Abbiamo anche armonizzato gli obiettivi con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile di UNEP per rafforzare il nostro lavoro a vicenda”.